Giuseppe Artioli (attivo a Mantova nella seconda metà del XVIII secolo)
(attivo a Mantova nella seconda metà del XVIII secolo)
Natura morta con un pesce E Natura morta con noci e uva seccaPittura a encausto su tavola, 11 x 18,5 cm cad.
- PROVENIENZA
- BIBLIOGRAFIA
- MOSTRE
- DESCRIZIONE
BIBLIOGRAFIA
- P. Consigli Valente, Nature morte del Seicento e del Settecento, Parma 1987, p. 162-163, riprod.;
- M. Natale e A. Morandotti, La natura morta in Lombardia, in F. Zeri (a cura di), La Natura morta in Italia, 2 vol., Milano 1989, vol. I, p. 213, fig. 246;
- V. Damian, Une nouvelle contribution sur la nature morte lombarde: deux inédits. Une collection de natures mortes, Galerie Canesso, Parigi 2002, p. 34-35.
DESCRIZIONE
Ognuno firmato e datato sul retro: “Joseph Artioli Centensis Encausto pingebat / Mantua 1785”.
Nativo di Cento, Artioli lavorò a Mantova dove operò principalmente come ritrattista per l’aristocrazia locale. Fu tra i promotori più attivi dell’Accademia degli encausti fondata nel 1784 dal marchese Giuseppe Bianchi. Con il procedimento della pittura a cera (encausto) eseguì varie decorazioni in diversi palazzi di Mantova. Questo ritorno a una tecnica antica, da poco riscoperta a Pompei e che era utilizzata dai pittori romani, diede luogo, sia in Francia che in Italia, a tutta una serie di dibattiti e di pubblicazioni. A Parma, nel 1787, Don Vincenzo Requeno pubblicò i suoi Saggi sul ristabilimento dell’antica arte dei greci e romani pittori, vero elogio della riscoperta di quei procedimenti con la cera.
Le due nature morte di Artioli mostrano che questa tecnica trovò un nuovo favore presso gli artisti. Firmate e datate sul retro 1785, i nostri due piccoli dipinti offrono una doppia testimonianza: quella sull’artista di cui conosciamo così poco e quella sui risultati pittorici, culturalmente importanti, di un tale ritorno alle origini.
La scelta di una composizione organizzata in comparti su due livelli, molto sobria e leggibile, si rifà allo stile della pittura romana. La resa quasi fotografica è ottenuta attraverso i colori monocromi che vanno dai grigi ai bruni ad eccezione del verde delle olive.
Siamo lontani, nell’ambito della natura morta lombarda, dai tavoli sovraccarichi di vivande di Bartolomeo Arbotori (1594-1676) o da quelli ricoperti di strumenti musicali di Evaristo Baschenis (1617-1677). Artioli è più vicino alla sensibilità di Giacomo Ceruti (1698-1767) in cui l’attenzione si concentra più sul soggetto che sull’atmosfera del luogo. Questo filone continuerà a svilupparsi anche nella modernità come, ad esempio, nelle opere di Filippo De Pisis (1896-1956).