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Giacomo Liegi (or Legi) (Liège ? 1605 - Milan 1640-1645)

(Liegi (?), 1605 - Milano, 1640/1645)

La dispensa

Olio su tela, 149 × 188 cm.

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Vendita Galleria Vitelli, Genova, Collezione di Arte Antica J.D.B., 20 aprile 1933, n. 132, pl. I (come «Benedetto da Castiglione»); Genova, collezione Piero Pagano (1929-2007), per discendenza agli attuali proprietari.

BIBLIOGRAFIA


– E. Gavazza, Protagonisti e comprimari. Acquisizioni e interferenze culturali, in La pittura in Liguria. Il secondo Seicento, Genova, 1990, p. 44, fig. 42;
– A. Orlando, Giacomo Liegi, in Genova nell’Età barocca, catalogo della mostra a cura di E. Gavazza, G. Rotondi Terminiello, Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola - Galleria di Palazzo Reale, 2 maggio – 26 luglio 1992, pp. 208-209, no 111;
– A. Orlando, Un fiammingo a Genova: documenti figurativi per Giacomo Liegi, «Paragone», 549, novembre 1995, pp. 69-70, 72-73, 76, fig. 56;
– A. Orlando, in Fasto e rigore. La natura morta nell’Italia settentrionale dal XVI al XVIII secolo, catalogo dell’esposizione a cura di G. Godi, Reggia di Colorno, 20 aprile – 25 giugno 2000, p. 108, n. 14 ;
– A. Orlando, in Genova & Anversa. Un sommet dans la peinture baroque, catalogo della mostra a cura di M. Cataldi Gallo, Anversa, Musée des Beaux-Arts, 4 ottobre 2003 – 1 gennaio 2004, pp. 106-107, n. 30 ;
– A. Orlando, in I fiori del Barocco. Dalla scena di genere al gusto rococo nella pittura a Genova dal ‘500 al ‘700, catalogo della mostra a cura di A. Orlando, Genova, Musei di Strada Nuova, 24 marzo - 25 giugno 2006, pp. 52-53, n. 9 ;
– A. Orlando, Pittura fiammingo-genovese. Nature morte, ritratti e paesaggi del Seicento e primo Settecento. Ritrovamenti dal collezionismo privato, Torino, 2012, p. 94 ;
– M. Bartoletti, in A Superb Baroque. Art in Genoa 1600-1750, catalogo della mostra a cura di J. Bober, P. Boccardo, F. Boggero, Washington, National Gallery, 26 settembre 2021 - 9 gennaio 2022 (annullata), p. 186-187, n. 42;
Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco, catalogo della mostra a cura di J. Bober, P. Boccardo, F. Boggero, Roma, Scuderie del Quirinale, 26 marzo - 3 luglio 2022, pp. 168-169, n. 25.

MOSTRE


Genova nell’Età barocca, a cura di E. Gavazza, G. Rotondi Terminiello, Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola e Galleria di Palazzo Reale, 2 maggio - 26 luglio 1992, n. 111;
Fasto e rigore. La Natura Morta nell’Italia settentrionale dal XVI al XVIII secolo, Reggia di Colorno, 20 aprile - 25 giugno 2000, n. 14;
Genova & Anversa. Un sommet dans la peinture baroque, a cura di M. Cataldi Gallo, Anversa, Musée des Beaux-Arts, 4 ottobre 2003 - 1 gennaio 2004, n. 30;
I fiori del Barocco. Dalla scena di genere al gusto rococo nella pittura a Genova dal ‘500 al ‘700, a cura di A. Orlando, Genova, Musei di Strada Nuova, 24 marzo - 25 giugno 2006, n. 9;
Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco, a cura di J. Bober, P. Boccardo, F. Boggero, Roma, Scuderie del Quirinale, 26 marzo - 3 luglio 2022.

DESCRIZIONE


Il pittore, molto probabilmente originario di Liegi come sembrerebbe indicare il suo nome italianizzato “Liegi” o “Legi”, fu attivo a Genova, come attesta il biografo Raffaele Soprani (1612-1672)1. Quest’ultimo ci dice che l'artista fiammingo fu discepolo e cognato di Giovanni Rosa o Jan Roos (1591-1638), pittore specializzato in fiori, frutta e animali. Soprani scrive che, ammalatosi a Genova, Liegi si trasferì a Milano dove morì. Le poche informazioni riportate da Soprani hanno permesso di tenere traccia di questo artista altrimenti non documentato. In un articolo pubblicato su Paragone (1995) Anna Orlando ha proposto di attribuire al Liegi un gruppo di dipinti raccolti intorno a due composizioni a lungo attribuite al pittore: il Giovane nella dispensa del Musée des Beaux-Arts di Bordeaux e il Cuoco con selvaggina attribuito a Giacomo Liegi (Orléans, Musée des Beaux-Arts). A tutt’oggi non sono stati ritrovati dipinti firmati dall'artista, anche se ci sono prime testimonianze della loro esistenza2. Si tenga a mente che, come Jan Roos, Liegi certamente collaborava con pittori di figura in una consueta divisione di compiti.

Giacomo Liegi ha contribuito allo sviluppo della natura morta in un’estetica barocca: i diversi elementi sono distribuiti su piani orizzontali sul tavolo ma occupano anche lo spazio verticale – gli uccelli e il vitello appeso a una gamba – riuscendo nell’intento di occupare l’intero spazio del dipinto. In questo capolavoro, l’artista esplora l’ampia gamma delle sue possibilità, dai fiori alla frutta, agli animali; la natura viva accanto alla natura morta. I piatti in peltro, ceramica o rame emettono riflessi scintillanti resi con un materia pittorica ricca. Per la densità e la complessità della composizione, solo in un secondo momento lo sguardo dello spettatore scopre dettagli delicati come il fragile vaso di cristallo sullo sfondo con i fiori appena recisi che contiene. Il cuoco ha raccolto vari pesci che probabilmente sta per cucinare. In primo piano, il cassetto aperto con un coltello in equilibrio ci ricorda la cultura fiamminga del pittore, così come il piccolo gatto in primo piano, che cerca con la zampa di afferrare un piccione la cui testa pende fuori dal bordo del tavolo.
Il dipinto, che nel 1933 era stato attribuito a Castiglione, è stato attribuito a Liegi da Piero Pagano, ultimo proprietario dell'opera, ed è stato pubblicato come tale da Ezia Gavazza nel 1990, seguita da Anna Orlando.
Nella prima metà del XVII secolo è nota la presenza di artisti fiamminghi attivi a Genova. Innanzitutto i fratelli De Wael, Lucas (1591-1661) e Cornelis (1592-1667), originari di Anversa, che accolsero Antoine van Dyck (1599-1641) nel 1621, ma anche Jan Roos, anch’egli di Anversa, che si era formato nella bottega di Frans Snyders (1579-1657).

Note :
1. R. Soprani, Vite de’ Pittori, scultori, ed architetti genovesi di Rafaello Soprani, patrizio genovese..., Genova, 1768, I, p. 462-463.
2. Per Anna Orlando, il primo a segnalare queste firme fu Louis Lampe, Signatures et monogrammes des peintres de toutes les écoles, Bruxelles, 1895, pp. 477, 837, 1089, 1126.