Fedele Fischetti (Naples 1732 - 1792)
(Napoli, 1732-1792)
Selene e EndimioneOlio su tela. 64 x 77,3 cm
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PROVENIENZA
Stati Uniti, collezione privata.
BIBLIOGRAFIA
Inedito.
DESCRIZIONE
Fedele Fischetti si formò a Napoli, a metà del XVIII secolo con Giuseppe Bonito (1707-1789). Successivamente, pur esibendo uno stile ispirato al barocchetto, si orienta verso una vena classicista aggiornata sui modi pittorici allora in voga a Roma, quella di Pompeo Batoni (1708-1787), Raphaël Mengs (1728-1779) o ancora di Angelika Kauffmann (1741-1807). Si deve a Nicola Spinosa il riconoscimento della mano di Fischetti in questo dipinto rappresentante Selene ed Endimione, un soggetto con cui il pittore si confrontò più volte nel corso della sua carriera.
La composizione si ispira a Ovidio e evoca gli Amori degli Dei: la dea della luna, Selene, si innamorò di un giovane e bellissimo pastore, Endimione. La dea chiese a Zeus di immergere il suo amato in un sonno eterno che ne preservi la bellezza. Tutte le notti Selene andrà a visitarlo nella grotta dove il giovane riposa.
La falce di luna che Selene porta tra i capelli biondi ha spesso portato a confonderla con Diana.
L’inquadratura stretta e ravvicinata ci fa entrare nell'intimità di questa scena silenziosa e immersa nella luce fioca della notte, morbida e vaporosa, che conferisce alla composizione un carattere onirico. Nella penombra i verdi, i rosa e i bianchi dei panneggi assumono toni perlacei conferendo un sapore soave a questo duo amoroso. Selene sembra essere sospesa davanti a Endimione, profondamente addormentato. Nicola Spinosa propone di datare questo dipinto tra il 1770 e il 1780, cioè nel periodo della piena maturità di Fischetti. A supportare tale cronologia è il confronto con la coppia di ovali raffiguranti Diana ed Endimione e Apollo e Dafne (Roma, collezione privata) e con Imeneo e la Pudicizia (Napoli, collezione Pisani)1.
L’artista, specializzato nelle rappresentazioni allegoriche, fu molto attivo anche nelle grandi decorazioni ad affresco, sia per le chiese che per le dimore napoletane (Napoli, Palazzo Cellammare; Palazzo Doria d’Angri ecc...) o nei dintorni, in particolare alla Reggia di Caserta dove fu attivo dal 1778 al 1781.
Nota :
1- Nicola Spinosa, Pittura napoletana del Settecento. Dal Rococò al Classicismo, Napoli, 1993, p. 99, pl. 47, 136-137, fig. 272-273.