- PROVENANCE
- LITERATURE
- EXHIBITIONS
- DESCRIPTION
PROVENANCE
Gasletto (Monza), Antonio Aliprandi, 1664 circa; Crescenzago (MI), Villa Pino, Giuditta Cernuschi con Ercole e Gaetano Mantegazza, 1834; Trescore Balneario (BG), Giuseppe Piccinelli, 1921; per discendenza all’attuale proprietario.
LITERATURE
- G. G. Della Torre Piccinelli, Una statua inedita dell’Arcimboldo. Il custode dell’orto, in “La Rivista di Bergamo”, n.s., 1, maggio 1995, pp. 4-11;
- E. De Pascale, scheda in Il cibo nell’arte. Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Warhol, catalogo della mostra, Brescia, Palazzo Martinengo Cesaresco, 24 gennaio-14 giugno 2015, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2015, pp.104-107;
- R. Cara, Il custode di casa Aliprandi. Una scultura arcimboldesca dal Gasletto di Monza in “Monza Illustrata Annuario di arti e culture a Monza e in Brianza 2016”, a cura di Roberta Delmoro, Aracne editrice 2017, pp. 67-110;
- E. De Pascale, scheda in Face à Arcimboldo, catalogo della mostra a cura di Chiara Parisi, Centre Pompidou Metz, 29 maggio-22 novembre 2021, Metz 2021, pp. 28-29.- G. G. Della Torre Piccinelli, Una statua inedita dell’Arcimboldo. Il custode dell’orto, in “La Rivista di Bergamo”, n.s., 1, maggio 1995, pp. 4-11;
EXHIBITIONS
Il cibo nell’arte. Capolavori dei grandi Maestri dal Seicento a Andy Warhol, Brescia, Palazzo Martinengo, 24 gennaio – 14 giugno 2015; Face à Arcimboldo, Centre Pompidou-Metz, 29 maggio – 22 novembre 2021.
DESCRIPTION
Il Custode dell'orto è un caso molto raro di trasposizione in pietra dello spirito artistico del pittore milanese Giuseppe Arcimboldo (1526-1593). Alta quasi due metri, la sorprendente scultura è opera di un artista lombardo la cui identità è ancora avvolta nel mistero.
Cinque secoli dopo la sua realizzazione, questa scultura riesce a farsi portatrice di un messaggio fortemente attuale: il Custode dell’orto è l’umano che si fa tutt’uno con la natura per difenderla. La potenza del colosso di pietra esprime con insuperabile efficacia questa unione tra l’uomo e la natura e, allo stesso tempo, il ruolo tutelare che noi umani dobbiamo avere nei confronti di essa. L’esistenza dell’uomo dipende intrinsecamente dalla salute del mondo che abita. E, se cinquecento anni fa la scultura proteggeva un orto privato, oggi è simbolo dell’intera natura che ha bisogno di un Custode.
Susanna Zanuso, esperta di riferimento per la scultura lombarda, data l’opera tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. Il Custode dell’orto è espressione di quel tardo Manierismo lombardo particolarmente legato alla tradizione leonardesca delle teste di carattere. Giuseppe Arcimboldo (1526-1593) diede origine a una vera propria moda, un gusto che gli sopravvisse per oltre un secolo. Questo è uno dei rari casi in cui l’autore è riuscito mantenere quella coerenza plastica che distingue le opere del capostipite dalle tante imitazioni non di rado mediocri. Qui le verdure non sono semplicemente affastellate a riempire le forme del corpo umano: sono invece giustapposte con sapienza, con fantasia e senza mai perdere la loro individuale essenza. La prima collocazione certa risale al 1664, quando la scultura è documentata nel giardino della villa del Gasletto di Monza, allora di proprietà di conte Antonio Aliprandi. Il guardiano lapideo, scrutando l’orizzonte, volta la testa verso destra: gli occhi sono castagne, il naso un fico, due cipolle per guance e una mela cotogna a dar corpo alla fronte, il mento è un carciofo le cui foglie formano due grossi baffi. Come ad instaurare un legame con la mitologia antica, la posa del Custode fa pensare a un maestoso Ercole vegetale. La mano destra è posata sulla nocchiosa clava e il braccio sinistro, invece della pelle di leone, sorregge un mantello tessuto con un raffinato intreccio di foglie di agrumi.
Il gigante ha un tale carattere che la sua voce è stata incisa sulla pietra: "(...) io, presiedo all’orto, metto in mostra l’orto, allontano il nemico; tu che sei presente e leggi, se desideri qualcosa, chiedi gentilmente, tieni quello che hai chiesto e vattene."