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Evaristo Baschenis

(Bergamo, 1617-1677)

Dispensa con piccioni, gallo, ghiandaia, mela cotogna e cesta di mele

Olio su tela, 90 x 50 cm

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Bergamo, collezione privata.


Opera disponibile solo sul territorio italiano

BIBLIOGRAFIA


- Angelo Geddo, Evaristo Baschenis, Bergamo, 1965, tav. 20;
- Franco Russoli, Evaristo Baschenis (1607-1677), Bergamo, Galleria Lorenzelli, settembre - ottobre 1965, s.n.p., fig. 23;
- Marco Rosci, Baschenis, Bettera & Co., Milano, 1971, pp. 39, 76, fig. 11;
- Marco Rosci, Evaristo Baschenis, in I Pittori BergamaschiIl Seicento, III, Bergamo, 1985, p. 79, n. 80, p. 121, fig. 3;
- Lanfranco Ravelli, in Omaggio a Baschenis, Bergamo, Palazzo Credito Bergamasco, 7-13 ottobre 2006, pp. 1, 30-33.
 

MOSTRE


- Evaristo Baschenis (1607-1677), Bergamo, Galleria Lorenzelli, settembre - ottobre 1965;
Omaggio a Baschenis, Bergamo, Palazzo Credito Bergamasco, 7-13 ottobre 2006.
 

DESCRIZIONE


Questa composizione, dal formato verticale molto accentuato come quella che Rosci considera suo pendant1, con Anatra, polli appesi e frattaglie sopra un tagliere (Bergamo, collezione privata), è una rarità nell’opera di Evaristo Baschenis. Lo studioso propone di datare il nostro dipinto molto presto nella produzione del pittore bergamasco, verso il 1650, pur tenendo conto che la cronologia dell’artista è estremamente complessa perché priva di punti di riferimento precisi ad eccezione del celebre Trittico Agliardi, databile al 1665 circa. 
Organizzata su due livelli per sfruttare al meglio la verticalità, la composizione presenta nella parte superiore tre ganci con due piccioni, un gallo e una ghiandaia, e in basso, posate su un tavolo, una mela cotogna e una cesta di mele – di quelle piccole mele bicolori che l’artista  spesso inserisce nelle sue composizioni, comprese quelle con strumenti musicali.
Conosciuto soprattutto per le sue nature morte a tema musicale, Baschenis dipingeva negli stessi anni anche interni di cucine o di dispense, che ci mostrano un’altra faccia del suo talento artistico. In questo senso è di particolare interesse notare che esiste almeno un’occasione certa, come ha dimostrato Enrico De Pascale, in cui una natura morta “di cucina” era stata concepita in pendant con una natura morta di strumenti musicali2.
Nel genere delle dispense (o cucine), come per gli strumenti musicali, Evaristo Baschenis è un pioniere del genere in Lombardia. I volatili, inermi, sono appesi dal becco, una rappresentazione ancora arcaica che richiama quelle del toscano Jacopo Chimenti, detto l’Empoli (1551-1640), o della tradizione della natura morta spagnola. Descritti con estrema precisione e dipinti magistralmente, questi volatili sono esposti ordinatamente, occupano ognuno uno spazio ben stabilito e sono raggruppati per specie. Più tardi, in epoca barocca, e più particolarmente per gli artisti nordici, i pennuti saranno appesi da una delle zampe per sfruttare il bel motivo pittorico delle ali spiegate e far passare l’animale dal registro della cucina a quello metaforico della vanità.
Possiamo ammirare con quale cura l’artista si è dilettato a dipingere i colori vivaci delle mele, la materia delle piume, grandi o piccole, e il leggero piumaggio del collo! Senza dimenticare la mela cotogna gialla che, in primo piano al bordo del tavolo, permette di dare alla cesta di mele il suo giusto volume e contribuisce ad accentuare la profondità della composizione. Siamo davanti ad una rappresentazione realistica di una dispensa, realismo ulteriormente enfatizzato dal forte naturalismo dello sfondo scuro dal quale si staccano i vari elementi: l’artista dipinge il soggetto con la massima fedeltà. Ritroviamo lo stesso gallo scultoreo in due altre opere più tarde del pittore: Uccellame, cassetta reggente un fagiano, frutta e gallo appeso (Bergamo, collezione privata) e Gallo, anatre, uccellame appeso (Roma, collezione privata), quest’ultimo soltanto attribuito a Baschenis da Rosci3. Possiamo quindi dedurre che, come per le nature morte di strumenti musicali, il pittore si sia servito di cartoni per replicare alcuni elementi delle sue composizioni.

Evaristo Baschenis nasce nel 1617 in una famiglia che da due secoli era specializzata in pittura a fresco. Sotto il dominio veneziano, Bergamo nel Cinquecento aveva accolto Lorenzo Lotto (dal 1513 al 1525) e visto l’attività del grande ritrattista Giovan Battista Moroni. Alla metà del secolo successivo, Luca Giordano, Pietro Liberi, Antonio Zanchi e altri pittori erano giunti in città per contribuire al grande cantiere di Santa Maria Maggiore. Rimasto orfano in seguito alla peste del 1630, Evaristo Baschenis decide di intraprendere la carriera artistica e nel 1639 comincia un apprendistato di quattro anni presso Gian Giacomo Barbelli (1604-1656). Qui impara la tecnica prospettica della “quadratura” usata da Barbelli per affrescare figure e oggetti in scorci inconsueti. Incassata l’eredità paterna, nel 1643 Evaristo Baschenis prende i voti clericali e continua autonomamente la sua carriera artistica, visita diverse città italiane (passa anche due mesi a Roma nel 1650) e intrattiene rapporti con molti artisti italiani e stranieri. È tanto attivo come pittore che viene richiamato per mancanza d’assiduità nell’esercizio dei suoi doveri di prelato. Evaristo si specializza nella produzione di due tipologie di nature morte: le cucine e le composizioni di strumenti musicali. Quest’ultimo tipo di soggetto in particolare, che possiamo considerare una sua peculiare invenzione, gli garantirà successo e fama tra i contemporanei e i posteri. Alla sua morte, nel 1677, nel suo atelier erano conservati un centinaio di dipinti, diversi strumenti musicali e alcuni disegni preparatori che, ereditati dai suoi due assistenti – Cristoforo Tasca e Giovan Battista Cavallini – sono all’origine di moltissime copie e varianti delle nature morte del maestro. Più dei due apprendisti, è Bartolomeo Bettera a portare avanti le ricerche di Baschenis continuando la sua produzione di nature morte musicali. 

Note:
[1] Marco Rosci, Evaristo Baschenis, in I Pittori Bergamaschi, Il Seicento, III, Bergamo, 1985, p. 82, n. 20, p. 121, fig. 2.
[2] Enrico De Pascale, in Evaristo Baschenis, 1617-1677. Le triomphe des instruments de musiaue dans la peinture du XVIIe siècle, Parigi, Galerie Canesso, 6 ottobre – 10 dicembre 2022, pp. 38-41, n. 1.
[3] Marco Rosci, Evaristo Baschenis, in I Pittori Bergamaschi, Il Seicento, III, Bergamo, 1985, p. 87, n. 89, p. 93, n. 148, p. 122, figg. 3 e 4.