- PROVENIENZA
- BIBLIOGRAFIA
- MOSTRE
- DESCRIZIONE
PROVENIENZA
Genova, collezione Aldo Zerbone (1937-2019) ; 2016, Milano collezione privata.
BIBLIOGRAFIA
- Fausta Franchini Guelfi, Magnasco inedito: contributi allo studio delle fonti e aggiunte al catalogo, in «Studi di Storia delle Arti», V, 1986, p. 297, fig. 107;
- Fausta Franchini Guelfi, Alessandro Magnasco, Soncino, 1991, pp. 52-53, n. 21;
- Laura Muti e Daniela De Sarno Prignano, Alessandro Magnasco, Faenza, 1994, p. 271, n. 419, fig. 438;
- Fausta Franchini Guelfi in Alessandro Magnasco (1667-1749) Les années de la maturité d’un peintre anticonformiste, cat. della mostra a cura di Fausta Franchini Guelfi, Paris, Galerie Canesso, 25 novembre 2015 – 31 gennaio 2016; Genova, Musei di Starda Nuova – Palazzo Bianco, 25 febbraio – 5 giugno 2016, pp. 40-41, n. 4.
MOSTRE
Alessandro Magnasco (1667-1749) Les années de la maturité d’un peintre anticonformiste, cat. della mostra a cura di Fausta Franchini Guelfi, Paris, Galerie Canesso, 25 novembre 2015 – 31 gennaio 2016; Genova, Musei di Starda Nuova – Palazzo Bianco, 25 febbraio – 5 giugno 2016.
DESCRIZIONE
In un interno sobrio e spoglio, un personaggio picaresco è seduto su una panchetta. Sulle sue spalle è gettato con noncuranza un mantello bianco che copre un abito interamente blu: in testa, porta un cappello nero ornato di una bianchissima piuma. L’uomo tiene in mano uno spartito e batte il tempo per insegnare a cantare a una gazza posata sopra un barile. Seduto a poca distanza, un altro uomo suona l’accompagnamento musicale con un fagotto. Sul muro di fondo brilla la lunga canna di un fucile. La struttura compositiva della scena, con i due protagonisti disposti lungo opposte diagonali, rivela la spiccata capacità di impaginazione scenografica e spaziale del pittore che, anche nelle sue composizioni più complesse, colloca sempre gli elementi della composizione in un calibratissimo insieme di simmetrie e rispondenze. I caratteri della scrittura pittorica di questa tela sono tipici degli anni 1720-1725.
I due personaggi di questo dipinto fanno parte della “birba vagabonda”, quella folla di girovaghi descritti ne Il vagabondo, ovvero sferza dei bianti, e vagabondi di Raffaele Frianoro (1621), uno dei libri più diffusi e ristampati nel Seicento e nel Settecento, e nell’Arte della furfanteria (1622) di Giulio Cesare Croce, l’autore del Bertoldo. In questi testi vengono descritte le specializzazioni truffaldine di un variegato popolo di accattoni, bari e ciarlatani, ma anche ladri e briganti da strada, che il Magnasco rappresenta spesso nel momento del riposo e dello svago, assieme a donne e a bambini, in ricoveri fatiscenti e diroccati. Sono i “gueux” delle incisioni di Jacques Callot, sono i pícaros dei numerosi romanzi spagnoli, come La vida del pícaro Guzmán de Alfarache di Mateo Alemán (1599 e 1604) e la Historia de la vida del buscón llamado don Pablo, ejemplo de vagabundos y espejo de tacaños di Francisco de Quevedo (1626), per citare solo i testi più famosi, che circolarono fino al Settecento in molte traduzioni italiane. É la cosiddetta letteratura dei pitocchi, che narra le imprese della mendicità organizzata e ne analizza i complicati metodi di fraudolenza descrivendone dettagliatamente le astuzie. Magnasco è il solo pittore italiano, assieme al Todeschini (1664-1736), ad attingere a queste fonti culturali, per committenti che gradivano una pittura “giocosa”, in evidente contrasto con i soggetti celebrativi e decorativi diffusi a quel tempo. Nel contesto di questa vasta iconografia picaresca, della quale Magnasco per tutto il corso della sua lunga attività offre innumerevoli variazioni, questa Lezione di canto alla gazza ben rappresenta il filone del concertino eseguito da strumenti e animali, come nel dipinto con il Canto della gazza e il miagolio del gatto accompagnati da un liuto, una spinetta, un tamburello e un contrabbasso (collezione privata)1. Sia nella pittura dei “bamboccianti” fiamminghi e olandesi, sia nel romanzo picaresco, il concerto con strumenti e cantanti impropri ha connotazioni burlesche ed è collegato ad un genere particolare di produzione musicale, quella carnevalesca, che comprende pezzi come la Capricciata e contraponto bestiale per cane, gatto, cuculo e civetta composta per il Giovedì Grasso dal musicista Adriano Banchieri (1608). Il celebre Duetto buffo per due gatti di Gioacchino Rossini è forse l’ultimo esemplare di questo antico filone musicale. La prima Lezione di canto alla gazza è eseguita dal pittore genovese nei primissimi anni del Settecento per un raffinato committente che amava la pittura “giocosa”: il Gran Principe Ferdinando de’ Medici, erede del Granducato di Toscana. Sono esposti alla Galleria degli Uffizi due dipinti pendants che Magnasco realizza per lui durante il suo soggiorno fiorentino (1703 circa – 1709), descritti nell’inventario della collezione di Ferdinando, redatto alla sua morte nel 1713, come La scuola dei birbi e La lezione di canto alla gazza. Quest’ultimo dipinto è registrato nell’inventario come «un biante [vagabondo] a sedere con un foglio in mano in atto di battere [il tempo], et insegnare a cantare ad una gazzera»2, dove il termine “biante” (girovago) rivela la conoscenza della letteratura dei pitocchi nell’ambiente culturale fiorentino, per il quale Magnasco lavora con successo fino al suo ritorno a Milano. Il soggetto della gazza ammaestrata è rappresentato anche da altri due pittori contemporanei di Magnasco, noti anch’essi per i loro soggetti picareschi: Giacomo Francesco Cipper, detto il Todeschini (1664-1736) e Giuseppe Maria Crespi (1665-1747).
Fausta Franchini Guelfi
Notes:
1 - Fausta Franchini Guelfi, Alessandro Magnasco, Soncino, 1991, pp. 50-51, n. 20.
2 - Fausta Franchini Guelfi, Alessandro Magnasco, Gênes, 1977, p. 103