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Giacomo Francesco Cipper, detto il Todeschini

(Feldkirch, Voralberg, 1664 - Milano, 1736)

Colazione di contadini con giovane suonatore di flauto

Olio su tela, 144 × 114 cm

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


- V. Damian, in Un Euclide retrouvé de Domenico Marolì et figures de la réalité en Italie du Nord,
Parigi, Galerie Canesso, pp. 26-31;
- V. Damian, in Il Maestro della tela jeans. Un nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII
secolo
, Parigi, Galerie Canesso, pp. 52-53, n. 13.
-Chiara Menoni, in Il teatro del quotidiano. Giacomo Francesco Cipper « Tedesco » (1664-
1736)
, Maria Silvia Proni – Denis Tom (dir.), cat. exp., Trento, Castello del Buonconsiglio, 12
aprilel – 14 settembre 2025, p. 168-169, n° I.10.

MOSTRE


-Il Maestro della tela jeans. Um nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII secolo, Parigi,
Galerie Canesso, 16 settembre – 6 novembre 2010.
-Il teatro del quotidiano. Giacomo Francesco Cipper « Tedesco » (1664-1736), Maria Silvia
Proni – Denis Tom (dir.), cat. exp., Trento, Castello del Buonconsiglio, 12 aprile – 14 settembre
2025.

DESCRIZIONE


La storiografia recente ha finalmente rivolto una maggiore attenzione all’opera di questo pittore
d’origine austriaca, figura di tutto rilievo della pittura di genere in Lombardia1. Difatti, la presenza
dell’artista è attestata a partire dal 1696, vale a dire dieci anni prima che la Lombardia passasse
sotto la dominazione austriaca, e vi lavora fino alla sua morte, avvenuta nel 1736. Le date del suo
soggiorno coincidono in pieno con il vivo interesse, tra 1670 e 1740, suscitato dalla pittura della
realtà, movimento al quale il nostro pittore aderisce, insieme tra gli altri a Pietro Bellotti (1625-
1700), al danese Eberhart Keilhau detto Monsù Bernardo (1624-1687) e a Giacomo Ceruti (1698-
1767).
Anche Cipper diventa specialista di scene in cui prevale la rappresentazione di gente umile,
mostrando al contempo un interesse per la natura morta che egli porta al suo livello più alto, e
che pratica anche in maniera autonoma come dimostra una composizione firmata e datata in
collezione privata: tale dipinto autorizza a pensare che in questo specifico campo egli sia stato un
autore prolifico2. Ne è prova ulteriore la tavola raffigurata al centro del nostro dipinto, carica di
cibi semplici, dove su una tovaglia chiara di tela spessa sono disposti un pane, del formaggio, un
salame su un cartoccio e delle castagne cotte. Tutti questi elementi, come anche la brocca di vino,
o la ciotola e il cucchiaio tenuti dalla giovanetta sono descritti con un’autentica cura della
verosimiglianza, senza reticenza, così che questo pranzo, malgrado la sua semplicità, sembra
appetitoso e degno della fanciulla che ha indossato per l’occasione i suoi abiti migliori, come si
comprende dai nodi esagerati sulle spalle. La vecchia in secondo piano sembra divertirsi ai giochi
galanti della giovane coppia, mentre la fanciulla a destra, probabilmente una mendicante per via
del misero stato dei suoi abiti e del bastone posato sulle ginocchia mangia con soddisfazione – si
potrebbe leggere un sentimento simile alla gioia nel suo sguardo diretto alla ciotola di zuppa. È
difficile capire dove si svolga la scena: in un interno o in un esterno? O forse nel cortile di una
locanda? Come spesso avviene nelle composizioni di Cipper un pilastro divide in verticale la
scena, un espediente che gli permette di frazionare lo spazio: il motivo è di nuovo alluso dalla
pietra in primo piano tagliata alla grossa, che serve da sedile.
Il dipinto, di straordinaria qualità esecutiva, trova l’equivalente in un’altra composizione tarda
dell’artista, il Pranzo di contadini con giovane mendicante (ubicazione ignota), datato da Silvia Proni agli anni 1725-30, quasi nell’ultimo periodo di attività del Cipper, e dove si ritrova lo stesso modello
femminile utilizzato qui per la ragazza3. In ogni caso, dobbiamo supporre che la nostra
composizione sia da datarsi dopo il 1720, cronologia sulla quale concorda Gerlinde Gruber. Le
parti in primo piano sono realizzate con una tavolozza chiara e vivace, il pennello si muove agile
nella materia pittorica; i piani retrostanti sono a monocromo sullo sfondo in una materia più
leggera, con economia di mezzi. Esse sono rilevate da piccoli accenti di colore bianco, dati a
punta di pennello, che interrompono come tanti punti luminosi un’armonia altrimenti troppo
monocroma.
Se dietro la pittura di genere di questa epoca bisogna immaginare che si nascondano significati
simbolici, forse nel nostro dipinto i tre personaggi femminili alludono alle tre età della vita, e il
quadro nel suo insieme suona allora come un inno a questa stessa vita, la musica del quale è
suonata dal piccolo flautista in secondo piano. Lo sguardo mezzo divertito, mezzo canzonatorio
della giovane donna, apertamente corteggiata dal suo alter ego maschile, sembra invitare lo
spettatore al famoso carpe diem del poeta epicureo Orazio, il quale invitava il lettore ad approfittare
del presente senza preoccuparsi dell’avvenire. L’insistenza dello sguardo della ragazza, diretto con
risolutezza verso lo spettatore al pari di quello della fanciulla che mangia la zuppa, fanno
intendere il significato morale che il pittore ha dato alla scena, prendendo di fatto lo spettatore a
testimone. Proprio attraverso questo gioco di sguardi incrociati, che sono altrettanti interrogativi
silenziosi, l’opera rivela i suoi legami con quelle di Giacomo Ceruti (1698-1767), un altro
protagonista lombardo della pittura di genere, che d’altronde intorno al 1713 a Milano abitava
nello stesso quartiere di Cipper4. Con una composizione così ispirata, Cipper riesce qui a superare
la formula puramente aneddotica o «il rumore dell’attività» (per riprendere un’espressione di
Maria Silvia Proni) per raggiungere l’atemporalità silenziosa delle scene di Ceruti, dove pure gli
sguardi interpellano senza attendere compassione, e dove le azioni sono descritte con chiarezza,
come nelle Ricamatrici (collezione privata).

Note:
1 – Si veda recentemente Gerlinde Gruber, Vie et œuvre de Giacomo Francesco Cipper, in Autour de Giacomo Cipper. Gens d’Italie au XVIIe et XVIIIe siècles, catalogo della mostra, Chambéry, Musée des Beaux-Arts, 19 marzo – 13 giugno 2005; Le Havre, Musée Malraux, 25 giugno – 18 settembre 2005; Reims, Musée des Beaux-Arts, 5 ottobre – 8 gennaio 2006, pp. 29-37
2 – Maria Silvia Proni, Giacomo Francesco Cipper detto il « Todeschini », Soncino, 1994, p. 38-39, n° 1 ; il dipinto è datato 1700.
3 – Maria Silvia Proni, Ibid., 1994, p. 124-125.
4 – Maria Silvia Proni, Ibid., 1994, p. 20-21.