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Giovanni Battista Caracciolo, detto Battistello Caracciolo (Napoli 1578-1635)

(Napoli, 1578 – 1635)

Giovane uomo a mezzo busto

Olio su tela, cm 63 x 49,5

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

DESCRIZIONE


Provenienza: Francia, collezione privata. Bibliografia: - Véronique Damian, Tableaux napolitains du naturalisme au Baroque, Parigi, Galerie Canesso, 2007, pp. 8-11; - Stefano Causa, Notizia di un nuovo Battistello, in “Kronos”, 11/2007, pp. 79-84; - Nicola Spinosa, Pittura del seicento a Napoli da Caravaggio a Massimo Stanzione, Napoli, 2010, p. 174, n° 27. La ricomparsa di questa figura maschile a mezzo busto, nonostante si tratti di un frammento, rappresenta una nuova testimonianza per la conoscenza dell’opera di Battistello Caracciolo, uno dei protagonisti della pittura napoletana naturalista del primo Seicento. In mancanza di attributi specifici è purtroppo difficile determinare se si trattasse all’origine di un San Giovanni Battista, mancando soprattutto la consueta pelle di montone a cingergli la vita. Tuttavia, come dimostrato magistralmente dal San Giovanni Battista di Caravaggio della Galleria Borghese a Roma, la tradizione iconografica di primo Seicento ammetteva anche la presenza del montone stesso accanto al santo. L’aria scanzonata ed ammiccante del personaggio, il suo sguardo furbesco e l’espressione ambigua del sorriso a labbra leggermente dischiuse sembrerebbero male conciliarsi con un soggetto religioso e ci portano piuttosto verso l’iconografia di un Bacco giovinetto. Ciononostante il dipinto tradisce una chiara ispirazione al modello caravaggesco del San Giovanni Battista appena citato: una delle ultime opere eseguite da Caravaggio durante il suo secondo soggiorno napoletano, destinato in dono al Cardinale Scipione Borghese e una delle sue composizioni maggiormente note. Dal prototipo caravaggesco Battistello riprende il punto d’appoggio della figura sul gomito e il bel gioco della mano appena posata sull’avambraccio opposto, così come l’uso accorto di luci e ombre a definire la concretezza di tratti somatici ed espressivi. Lo sguardo diretto all’esterno del dipinto, vivace e malizioso, sorprende per la sua spontaneità nonostante rientri pienamente nella cifra stilistica dell’artista, così come il gesto degli avambracci incrociati. Questa posa favorisce i contrasti di luci piene e di ombre dense, a definire volumi e verità di epidermidi. L’opera di Caracciolo si arricchisce così di un dipinto inedito datato tra il 1610 e il 1615 da Stefano Causa, che nel 2000 ha pubblicato l’opera completa del pittore e nel 2007 il nostro dipinto, come Bacco ebbro(1). Causa inserisce cronologicamente il dipinto tra gli affreschi dell’appartamento storico di Palazzo Reale a Napoli - per i quali esiste un documento di pagamento datato 1611 – e la Liberazione di San Pietro, siglata e documentata nel 1615 ancora al suo posto, sull’altare maggiore della chiesa Pio Monte di Misericordia, che consacra l’artista come il principale pittore caravaggesco della scuola napoletana (2). Nicola Spinosa, che lo data al 1610, o poco dopo, avvicina stilisticamente questo dipinto ai Due putti alla vendemmia, già Londra, Walpole Gallery e al San Giovannino delle raccolte dell’University Art Museum a Berkley, datato da Raffaello Causa al primo decennio del Seicento e da Spear al 1615 circa. Spinosa riscontra infine alcune affinità del nostro dipinto con il San Lorenzo della certosa e Museo di San Martino, datato da Raffaello Causa e da Spinosa intorno al 1610, mentre da Stefano Causa e da Stoughton alla fine degli anni Venti. Note: 1- Stefano Causa, Battistello Caracciolo, Napoli, 2000. 2- Stefano Causa, op. cit., nota 1, 2000, p. 180, n° A23, figg. 186-187, 189-193, pp. 182-183, n° A33, fig. 2007