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Master of the Blue Jeans

(Attivo in Italia del Nord nel tardo XVII secolo)

Il Barbiere

Olio su tela, 150,5 x 115 cm

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


New York, Asta Christie’s del 23 Gennaio 2004, lotto n.6

BIBLIOGRAFIA


- Véronique Damian, Deux tableaux de la collection Sannesi. Tableaux des écoles émilienne et lombarde, Parigi, 2006, pp. 56-59;
- Gerlinde Gruber, Il Maestro della tela jeans: un nuovo pittore della realtà nell’Europa del tardo Seicento, in “Nuovi Studi”, 11, 2006 (2007), pp. 164-165, fig. 248;
- Gerlinde Gruber, in Il Maestro della tela jeans. Un nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII secolo, Parigi, 2010, pp. 50-51, cat. 12;
- Gerlinde Gruber, in Un inedito del Maestro della tela jeans e altre scene del quotidiano, Chiara Naldi (a cura di), catalogo della mostra Lugano, Galleria Canesso Lugano, 2012, pp. 44-47.

MOSTRE


Il Maestro della tela jeans. Un nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII secolo, Parigi, Galerie Canesso 2010;
Un inedito del Maestro della tela jeans e altre scene del quotidiano, Lugano, Galleria Canesso Lugano, 2012.

DESCRIZIONE


Il Barbiere è stato catalogato all’asta di Christie’s del 2004 come di scuola napoletana del XVII secolo, sebbene l’autore del catalogo avesse notato che si trattava della stessa mano responsabile della Cena frugale oggi al Museum voor schone Kunsten di Gand. Nel 1975 esso si trovava a Parigi presso Wildenstein1. Si deve a Francesco Frangi l’attribuzione dell’opera al Maestro della tela jeans e sotto questo nome essa venne pubblicata da Véronique Damian nel 2006.
La scena raffigura un barbiere – nel XVII secolo questa professione era esercitata soprattutto da uomini2 - tutto affaccendato attorno alla testa di un uomo seduto che, con un asciugamano strappato sulle spalle, guarda al di fuori dello spazio del quadro. Un giovane apprendista aiuta sorreggendo un recipiente di maiolica, che presenta una parte del bordo tagliata, allo scopo di reggere l'oggetto sotto il mento della persona da radere, per raccogliere il sapone. Si tratta di un tipo di ceramica italiana chiamata "marmorizzata", prodotta soprattutto a Pisa, ma anche in altre manifatture in Nord Italia, nella prima metá del XVII secolo3. Anche l'apprendista guarda in direzione dello spettatore. Sopra un tavolinetto basso in primo piano sono posati un pettine a due file di denti, delle forbici e un tovagliolo bianco: utensili che si accordano pienamente con l’attività di una bottega di barbiere. La scena è ambientata davanti a un muro scuro, su cui si apre una nicchia nella quale si staglia un fiasco; a sinistra sembra essere appeso uno specchio, entro una cornice quadrata.
Malgrado questa scenografia abbastanza precisa, l’attenzione è tutta appuntata sui protagonisti, posti in evidenza grazie all’enfasi della raffigurazione prospettica, espediente tipico del Maestro della tela jeans.
Dal punto di vista iconografico, il nostro artista esplora qui una strada nuova, giacché il barbiere viene mostrato veramente indaffarato con il suo cliente. Il pittore non rappresenta tanto la scena classica dell’estrazione di un dente, né l’operazione di un paziente4. Occorre qui ricordare che esiste tutta una serie di dipinti che mostrano L’estrazione della pietra della follia dove, per l’esattezza, si opera il malato alla testa: questa fonte visiva è stata probabile fonte di ispirazione diretta per il nostro artista. Il soggetto è stato raffigurato anche da Giacomo Francesco Cipper5, per citare un esempio di scena prossima a questa del Maestro della tela jeans. La sola rappresentazione nota di un barbiere in atto di tagliare i capelli a un cliente in bottega è un quadro già attribuito a Quiringh van Brekelenkam6, che per essere di formato decisamente ridotto, per giunta con figure piccole, non può essere messo in relazione con quello del nostro pittore; infatti nella monografia su Brekelenkam due altre scene di questo tipo sono catalogate sotto attribuzioni incerte7. Grazie a queste nuove considerazioni iconografiche, l’interesse mostrato dal nostro artista per il naturalismo si traduce in un’osservazione estremamente precisa delle scene di vita quotidiana. La composizione del dipinto qui in mostra ha conosciuto evidentemente un certo successo, come prova una copia (146 x 116 cm) che si trova oggi al museo Baroffio (Santuario del sacro Monte a Varese; inv. 83) proveniente, con ogni probabilità, dalla collezione del barone Giuseppe Baroffio Dall’Aglio (Brescia, 1859 – Azzate, Varese, 1929).

G. G.

Note:
1- Si veda lettera del 27 maggio 1975 a P. Eeckhout; documentazione della Cena frugale al Museum vor Schoone Kunste di Gand.
2- R. Woschitz, Die bürgerlichen Bader, Barbiere und Perückenmacher Wiens in der Barockzeit, Diplomarbeit Universität, Vienna, 1994, pp. 27-28.
3- Informazione fornita da Alexandra van Dongen, lettera del 19.6.2010. Si veda anche J. G. Hurst- D. S. Neal- H.J.E. van Beuningen, Pottery produced and traded in Nortrh-west Europe 1350-1650, Rotterdam, 1986, pp. 33-37.
4- N. Schneider, Geschichte der Genremalerei. Die Entdeckung des Alltags in der Kunst der Frühen Neuzeit, Berlino, 2004, p. 184, fig. 114.
5- Si veda Autour de Giacomo Francesco Cipper. Gens d’Italie aux XVIIe et XVIIIe siècles, catalogo della mostra Chambéry– Le Havre – Reims, 2005-2006, Lyon, 2005, p. 86, n. 17.
6- L’Aja, RKD, Fototeca Iconografica, alla voce “Barbier”.
7- A. Lasius, Quiringh van Brekelenkam, Doornspijk, 1992, pp. 88-89.