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Giulio Cesare Procaccini (Bologna, 1574 - Milano, 1625)

(Bologna 1574 - Milano 1625)

Sacra Famiglia con San Giovannino

Olio su tavola di noce, 97 x 64,5 cm. Al verso “N° 3” con inchiostro nero e “61” con inchiostro rosso

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Varese, Villa Luvinate (asta Venezia, Franco Semenzato & C. S.a.s., 8 marzo 1985, lotto 258); New York, Sotheby’s, 11 gennaio 1996, lotto 113; collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


- V. Damian, Paysages et nocturnes d’Agostino Tassi. Deux tableaux inédits de Cornelis C. Van Haarlem et Giulio Cesare Procaccini, Parigi, Galerie Canesso, 2010, pp. 12-15;
- H. Brigstocke, Three pictures by G.C. Procaccini at Colnaghi: The Agony in the Garden; Christ Meeting his Mother on the Road to Calvary; The Holy Family, in Colnaghi studies journal-01, Otdtobre 2017, pp. 161-162, fig. 9;
- O. D’Albo, in L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri, cat. della mostra a cura di A. Morandotti, Milano, Gallerie d’Italia, 29 novembre 2017 – 8 aprile 2018, pp. 158-159, n. 22;
- V. Brilliant, in Faithful to Nature. Eleven Lombard Paintings 1530-1760, cat. della mostra a cura di Virginia Brilliant, N. Hall, New York, Nicholas Hall, 2019, pp. 66-67, pp. 92-93;
- H. Brigstocke, Odette D’Albo, Giulio Cesare Procaccini. Life and Work, Torino, 2020, p. 236, 363, n. 119.
 

MOSTRE


- L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri, cat. della mostra a cura di A. Morandotti, Milano, Gallerie d’Italia, 29 novembre 2017 – 8 aprile 2018;
- Faithful to Nature. Eleven Lombard Paintings 1530-1760, cat. della mostra a cura di V. Brilliant, N. Hall, New York, Nicholas Hall, 2019.

 

DESCRIZIONE


L’attribuzione del dipinto recentemente ricomparso al più noto dei fratelli Procaccini, Giulio Cesare, è assicurata dalla qualità dell’impasto pittorico, allo stesso tempo ricco e soffice, tipico dell’artista. Il pregio del dipinto si deve poi anche al notevole stato di conservazione e al ricercato materiale del supporto: infatti, l'opera è dipinta su un'unica tavola di legno di noce, scelta non scontata per queste dimensioni. 
Oltre all’influenza stilistica di Rubens, evidente anche nella struttura compositiva, si notano accenti pittorici che appartengono ancora alla tradizione lombardo-emiliana del XVI secolo come lo sfumato del volto della Vergine che rimanda alle fonti figurative leonardesche o i volti del Bambino e del San Giovannino memori dei modelli di Correggio e di Parmigianino. Una profonda riflessione sulla tradizione pittorica emiliana del Cinquecento è rintracciabile in molte opere di Procaccini, così come l’adesione al linguaggio rubensiano che, in particolare, è caratteristica della sua produzione del secondo decennio del Seicento: ne sono esempio la Circoncisione della Galleria Nazionale di Modena, terminata nel 1616 e la Madonna col Bambino e Santi (Brescia, chiesa di Sant’Afra) realizzata all’incirca negli stessi anni. Quest’ultima condivide con la tavola qui presentata la scelta di avvicinare le teste della Vergine e del Bambino, quasi fuse ad amplificare l’evidenza del sentimento materno. L’analisi ad infrarossi ci mostra che in una prima stesura il volto di Gesù Bambino era rivolto verso lo spettatore e la mano destra della Vergine era posta all’altezza dei piedi del Bambino. Una forte affinità stilistica si nota anche tra questa Sacra Famiglia e la Madonna col Bambino e Santi della chiesa di Domaso sul Lago di Como, risalente all’inizio del secondo decennio. 

La parentela stilistica con le tre opere citate, tutte databili tra il 1610 e il 1616, ci permette di collocare la nostra tavola entro gli stessi termini cronologici, come suggerito anche da Francesco Frangi.

In questa Sacra Famiglia con San Giovannino Procaccini fa mostra di una tavolozza estremamente raffinata, basata su un uso assai sapiente dei bruni che sono sfruttati in tutte le loro gradazioni: dal marrone chiaro per i riccioli dei capelli dei bambini, al marrone scuro dei capelli della Vergine. Intuiamo che il gruppo è collocato all’aperto solo per la presenza, in alto a sinistra, del tronco d’albero e del cielo sullo sfondo. L’artista descrive un’atmosfera calda e di dolce intimità, espressa anche dai gesti delicati della Vergine e dal gioco di sguardi fra i personaggi.

Come reso noto anche dai recenti studi di Hugh Brigstocke (2002, 2020) e di Viviana Farina (2002), il principale committente dell’artista fu il Giovan Carlo Doria (1576-1625), per il quale Procaccini eseguì numerosi dipinti tra il 1611 al 1622 (1) fino ad essere l’artista più rappresentato in assoluto nella magnifica collezione del genovese. Nel 1618 il pittore trascorse un periodo a Genova ospitato dal suo prestigioso mecenate. Della collezione del Doria sono stati redatti tre inventari nel giro di pochi anni che descrivono ciascuno un diverso stato della raccolta. La provenienza antica dell’opera non è sicura ma va notata la presenza di due dipinti di soggetto identico al nostro menzionati nell’inventario Doria redatto tra il 1617 e il 1620: “217 una madona con S.to gio batt.a e S.to giosepe del pro[casin]o” e “438 una madona con s.to gio batt.a e s.to giosepe del procasino”. Viviana Farina ricorda l’esistenza di un inventario precedente che tiene conto dei dipinti acquisiti prima del 1617 e nel quale non compare alcuna opera identificabile con la tavola in noce che, seppur realizzata tra 1610-1615, potrebbe essere entrata nella collezione in un momento successivo (2). Inoltre, per ragioni stilistiche Hugh Brigstocke e Odette D’Albo, nella monografia dedicata a Giulio Cesare Procaccini, datano il dipinto leggermente più tardi, intorno al 1620.
La pregiata tavola in noce è un vero saggio delle capacità del Procaccini, artista originario di Bologna ma trasferitosi molto presto a Milano dove divenne il protagonista, insieme al Morazzone (1573-1626) e al Cerano (1573-1632), della nuova cultura artistica controriformata promossa dal cardinale Federico Borromeo. I contatti con Genova furono fondamentali per la conoscenza di Rubens (1577-1640) e van Dyck (1599-1641), influenze che arricchirono il suo stile.

Note:
1 - Hugh Brigstocke, Procaccini in America, cat. della mostra, Londra – New York, Hall & Knight, 2002; Hugh Brigstocke, Odette D’Albo, Giulio Cesare Procaccini. Life and Work, Torino, 2020, pp. 236, 363, n. 119; Viviana Farina, Giovan Carlo Doria promotore delle arti nel primo Seicento, Firenze, 2002; Viviana Farina, L'età di Rubens. Dimore, committenti e collezionisti genovesi, cat. della mostra, Genova, Palazzo Ducale – Galleria di Palazzo Rosso – Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, 20 marzo - 11 luglio 2004, pp. 189-195 (su Giovan Carlo Doria).
2 - Hugh Brigstocke, op. cit., 2002, pp. 130-131, nn. 217 e 438; Viviana Farina, op. cit., Firenze, 2002, p. 205, n. 666. Solo uno dei due dipinti ricompare in un inventario redatto dopo la morte di G. C. Doria nel 1625 (o forse dopo la morte della moglie nel 1636): "225 Una Madonna, San Giovanni e San Giuseppe del Procaccino" (Brigstocke, 2002, p. 137, n. 71; Farina, 2002, p. 209, n. 225). Viviana Farina, che ringraziamo, segnala che nello stesso inventario è presente un nuovo dipinto con lo stesso soggetto ("una Madonna del Procaccino con san Giuseppe e il Putto") (Farina, 2002, p. 207, n. 147; Brigstocke, 2002, p. 138, n. 92). Ricordiamo anche che l'inventario di morte dell'artista comprende: "Uno quadretto dell Madona con il nostro Signore et S.to Joseffo sig. n. 3". Il numero 3 potrebbe corrispondere al numero sul retro del nostro pannello. D'altra parte, la definizione di “quadretto” non sembra poter corrispondere alle dimensioni della tavola presentata (Brigstocke, op. cit., 2002, p. 134).