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Il Maestro della tela jeans

(Attivo in Italia del Nord nel tardo XVII secolo)

Madre mendicante con due bambini

Olio su tela, 152 x 117 cm.

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

Fig. 1

BIBLIOGRAFIA


- Gerlinde Gruber, in Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l’immagine dei pitocchi nella pittura italiana, (a cura di) F. Porzio, catalogo della mostra Brescia, Museo di Santa Giulia, 28 Novembre 1998- 28 Febbraio 1999, Milano, 1998, p. 425, n. 90;
- Francesco Frangi, « Dai pitocchi al “buon vilan”. Metamorfosi della pittura di genere a Milano negli anni di Parini », in G. Barbarisi, C. Capra, F. Degrada, F. Mazzocca (a cura di), L’amabil rito. Società e cultura nella Milano di Parini (Atti del convegno, Milano 1999), Bologna, 2000, II, pp. 1145-1162;
- Gerlinde Gruber, in F. Frangi – A. Morandotti, Dipinti Lombardi del Seicento, Collezione Koelliker, Torino, 2004, pp. 156-161;
- Gerlinde Gruber, in Maestri del ‘600 e del ‘700 lombardo nella collezione Koelliker, catalogo della mostra F. Frangi- A. Morandotti (a cura di), Milano, Palazzo Reale, 1 Aprile- 2 Luglio 2006, Milano, 2006, pp. 128-133;
- Gerlinde Gruber, Il Maestro della tela jeans: un nuovo pittore della realtà nell’Europa del tardo Seicento, in “Nuovi Studi”, 11, 2006 (2007), pp. 159-161, fig. 241;
- Gerlinde Gruber, in Il Maestro della tela jeans. Un nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII secolo, catalogo della mostra Parigi, Galerie Canesso, 16 Settembre-6 Novembre 2010, pp. 44- 45, cat. 9; New York, Galerie Didier Aaron, 20 Gennaio – 2 Febbraio 2011;
- Gerlinde Gruber, in Un inedito del Maestro della tela jeans e altre scene del quotidiano, Chiara Naldi (a cura di), catalogo della mostra Lugano, Galleria Canesso Lugano, 2012, pp. 40-43.

MOSTRE


- Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l’immagine dei pitocchi nella pittura italiana, Brescia, Museo di Santa Giulia, 28 novembre 1998- 28 febbraio 1999;
- Maestri del ‘600 e del ‘700 lombardo nella collezione Koelliker, Milano Palazzo Reale, 1 aprile - 2 luglio 2006;
- Il Maestro della tela jeans. Un nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII secolo, Parigi, Galerie Canesso, 16 settembre - 6 novembre 2010; New York, Galerie Didier Aaron, 20 gennaio – 2 febbraio 2011;
- Un inedito del Maestro della tela jeans e altre scene del quotidiano, catalogo della mostra Lugano, Galleria Canesso Lugano, 13 giugno-20 ottobre 2012 ;
- Jeans, Utrecht, Centraal Museum, 22 novembre 2012 – 10 marzo 2013;
- Thread, Denver, Art Museum, 9 giugno – 22 settembre 2013.

DESCRIZIONE


Stando alle notizie pervenuteci, non pubblicate, il dipinto proviene dalla Villa Airoldi a Albiate, a nord di Milano, dove si trovava ancora alla fine del XX secolo. Nel 2002 venne acquistato, a Roma, da Luigi Koelliker e nel 2009 dalla Galerie Canesso, che ha curato il restauro dell'opera, permettendo così a molti dettagli della superficie pittorica di ritornare alla luce o di divenire più leggibili.
La scena rappresenta una madre con i suoi due figli, tutti vestiti poveramente. Il pittore tuttavia concentra la propria attenzione nella descrizione della madre: al braccio si notano ancora i resti di una manica tagliata sotto la quale appare un’altra manica color mattone, con polsino in materiale differente sul quale si vedono ancora dei bottoni.
La donna si appoggia a una specie di gruccia; la parte che prima del restauro faceva pensare a una gamba di legno si è chiaramente rivelata essere, invece, la piega della gonna che arriva fino a terra. La donna si rivolge allo spettatore mostrandogli la tazza vuota e anche la bambina dirige uno sguardo assente al di là del quadro, verso di noi. Sotto il grembiule, regge una piccola borsa dalla quale sporge del pane, altro particolare che prima del restauro non si poteva discernere e che è in contrasto con il gesto supplice della madre. Dietro la fanciulla, appare l’elemento architettonico del muro ad angolo, un dettaglio che non distrae l’attenzione dello spettatore dai protagonisti, ma che ha anzi la funzione di inquadrarli e isolarli. Il gruppetto, in marcia come per uscire sulla destra dalla scena del quadro, sembra essersi fermato solo un istante per mostrare dignitosamente la propria miseria. Il recipiente sbreccato con le braci nel primissimo piano evoca il freddo che permea la scena, ma potrebbe anche assumere un ruolo allegorico e divenire allora un attributo dell’inverno1. Tuttavia questa non sembra essere una probabile intenzione del pittore, giacché saremmo di fronte qui all’unico dipinto della sua opera che possa essere letto anche in chiave allegorica. Lo scopo è, al contrario, quello di mostrare la povertà in modo fedele e addirittura monumentale, ciò che dà un senso al particolare realistico del recipiente di braci, allusione diretta al freddo patito da questi poveretti.
Dal punto di vista dello stile, l’autore del quadro si mostra in rapporto con gli artisti dell’area veneto-lombarda: il viso della madre con il naso arrotondato sulla punta, e messo in evidenza dal riflesso luminoso alla fine del setto, fa pensare a soluzioni simili nell’opera del giovane Antonio Cifrondi, quali si notano ad esempio nel Popolano con berretto (Lovere, Accademia Tadini)2. Il tono generale, gli effetti di chiaroscuro così come il pavimento in prospettiva rialzata, sono allo stesso modo caratteristiche adottate da Giacomo Francesco Cipper nella sua attività giovanile, il che ci permette di datare questo dipinto nell’ultimo quarto del XVII secolo.
Il nostro anonimo pittore si propone di raffigurare il mondo dei poveri in un formato abbastanza importante, con notevole sensibilità nel presentarne i protagonisti. Su questa linea, egli si qualifica come un importante precursore di Giacomo Ceruti, un artista che darà ai suoi mendicanti una simile e profondamente partecipe lettura psicologica.

G. G.

Note:
1- Si veda Huys Janssen, in Y. Bruijnen – P. Huys Janssen (a cura di) De Vier Jaargetjeden in de kunst van de Nederlanden, L’Aja, Noordbrabants Museum; Lovanio Stedelijk Museum Vander Kelen- Mertens 2002-2003, Zwolle 2002, p. 121, n. 16; pp. 168-169, n. 97.
2- Si veda P. Dal Poggetto, “Antonio Cifrondi” in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Settecento, I, 1982, pp. 403, 502-503, n. 137.