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Guido Reni (Bologna 1575 - 1642)

(Bologna, 1575 – 1642)

San Girolamo

Olio su tela, 65,1 x 50 cm

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

Fig. 1

PROVENIENZA


Vendita Christie’s, Londra, 8 dicembre 2005, n. 45 (come Guido Reni); collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


- Véronique Damian, La Vierge enfant de Francisco de Zurbaran. Trois portraits par Simon Vouet, Pietro Martire Neri et Angelika Kauffmann. Tableaux bolonais, vénitiens et napolitains du XVIe et XVIIe siècle, Galerie Canesso, Parigi , 2014, pp. 26-31;
- Francesca Candi, D’après le Guide. Incisioni seicentesche da Guido Reni, Bologna, 2016, p. 252.

DESCRIZIONE


Incisione:
- In controparte rispetto al dipinto, l’incisione realizzata da Jean Couvay (Arles, 1622 – Parigi, 1675 o 1680), è stata pubblicata da François Langlois, detto Ciartres (1589-1647), come Guido Reni (cfr. C. Malvasia, Felsina pittrice. Vite de’ pittori bolognesi, Bologna 1678, 2a ed. 1841, I, p. 97: Stampe di Guido Reni - La testa del S. Girolamo, che col sasso nella sinistra si percuote il petto, sotto: “S. HIEROMMUS di profondissimo bulino intagliato da Couvay: onc. 10. Onc. 7. E mez. Scars per dirit.” fig. 1).

Questo San Girolamo va ad arricchire il corpus delle opere di Guido Reni e, come sottolinea Daniele Benati che già nel catalogo di Christie’s (Londra, 2005) [1] l’aveva riconosciuto come opera autografa, rappresenta un’importante riscoperta. Solo dopo il restauro, ripulita dallo spesso strato di vernice ingiallita che la ricopriva, l’opera riacquistò tutta la sua forza espressiva e il suo splendore, convincendo anche Erich Schleier dell’attribuzione del dipinto al grande maestro bolognese. Daniele Benati ci ha gentilmente segnalato l'esistenza di un'incisione di Jean Couvay (pubblicata da François Langlois, detto Ciartres) derivante dal nostro San Girolamo e citata con precisione dal Malvasia.
San Girolamo è qui rappresentato come un eremita penitente, mentre si batte il petto con una pietra, nell’intento di resistere alle tentazioni terrene.
L’iconografia è dunque quella legata ai quattro anni che il santo trascorse nel deserto dopo la sua conversione al cristianesimo. Durante questo periodo di penitenza, San Girolamo si dedicò allo studio della lingua ebraica e ciò gli permise poi di redigere la prima traduzione latina dell’antico testamento.
Lo sguardo intenso, rivolto verso l’alto, trasmette un forte senso di pathos. Il modellato potente della figura, che emerge dal cupo sfondo e spicca grazie allo scultoreo mantello rosso che gli cinge le spalle, è un vero virtuosismo. Il movimento delle pieghe morbide, arrotondate o spezzate, richiama gli ampi drappeggi degli Apostoli Pietro e Paolo (1605-1606, Milano, Pinacoteca di Brera), pensati anch’essi con lo scopo di esaltare il contrasto tra le figure e l'oscurità. La fluidità pittorica delle pennellate nelle mani, nella lunga barba bianca ondulata e nei capelli ricci, così come il disegno rapidamente eseguito della pietra, sono delle caratteristiche proprie dello stile giovanile dell’artista. La luce, sapientemente studiata, si concentra principalmente sul volto: il santo appare come inondato dalla sua fede, una spiritualità accentuata inoltre dalla scelta del taglio compositivo a mezzobusto.

Daniele Benati e Erich Schleier concordano nel collocare il dipinto verso l’inizio nella carriera dell’artista, durante il suosoggiorno romano. Il primo studioso data il nostro San Girolamo dopo 1605 e il secondo lo colloca negli anni fra il 1606 e il 1610. Reni arrivò a Roma alla fine del 1601 e, già nel 1605, rese omaggio a Caravaggio (1571-1610) nella sua Crocifissione di San Pietro (Roma, Pinacoteca Vaticana) dipinta per il cardinale Pietro Aldobrandini: una grande pala d'altare fortemente coerente con le ricerche caravaggesche volte al naturalismo. Lo stesso linguaggio si trova nel San Girolamo dove l’uso sapiente del chiaroscuro accentua l’espressività e la monumentalità della figura. L’inclinazione verso le ricerche più moderne dell’epoca – quelle del Caravaggio all'apice della sua fama – distingue Reni dagli altri pittori bolognesi attivi a Roma in quegli anni, soprattutto i Carracci e i loro allievi Domenichino (1581-1641) e Albani (1578 - 1660). Come scrive Daniele Benati nel 2005, il “divino Guido” percorre la via rivoluzionaria per poi distanziarsene sviluppando un linguaggio del tutto personale, raggiunto grazie a una intelligente rilettura di Raffaello (1483 - 1520) [2]. Lo studioso nota nel San Girolamo la presenza di una tensione ideale, una forma di perfezione e di bellezza sublimata che trova la sua massima espressione nella Strage degli Innocenti (Bologna, Pinacoteca Nazionale), opera inviata a Bologna nel 1611 e destinata alla chiesa di San Domenico [3].


Per Erich Schleier il nostro dipinto si colloca dopo il brillante debutto romano di Reni, tra il Martirio di Santa Caterina del 1606/1607 (Albenga, Museo Diocesano) e gli affreschi del presbiterio della cappella dell’Annunziata al Palazzo del Quirinale del 1610 [4]. 

Il soggiorno nella Città Eterna è per Guido Reni un periodo d’intensa attività, come possiamo leggere nel suo libro dei conti per il periodo 1609-1612, pubblicato e commentato da Pepper [5]. Questo manoscritto fornisce anche informazioni sulla sua perfetta padronanza del mestiere: Reni afferma di aver dipinto una testa di San Giovanni Evangelista in una sola sera [6]. I suoi committenti di quel periodo sono le personalità più in vista dell’Urbe, in primis Papa Paolo V Borghese (1550-1612) per il quale lavora prima in Vaticano a partire del 1607, in seguito al palazzo del Quirinale e alla cappella Paolina in Santa Maria Maggiore (1609-10) dipingendo le sue opere più ammirate.



Note:
1 - La nota del catalogo di vendita di Christie’s (Londra, 8 dicembre 2005, n. 45), ci informa che R. Lattuada ha, per primo, riconosciuto la piena autografia del dipinto a Guido Reni collocandolo però verso 1620-1627, una data più tardiva di quella verso 1605 ca. o tra 1606/1607 e 1610 proposte rispettivamente da D. Benati e E. Schleier.
2 - D. Benati, Per Guido Reni “incamminato” tra I Carracci e Caravaggio, “Nuovi Studi”, (2005), 11, pp. 231-247.
3 - Queste due proposte di datazione del soggiorno romano dell’artista sono state rimesse in discussione da Rachel McGarry (comunicazione scritta, 13 novembre 2012) che, sulla base di una fotografia, colloca il dipinto all’inizio degli anni Trenta del XVI secolo e lo confronta, in termini di stile, scala delle figure e formato con il San Pietro di Vienna, il San Pietro e il San Paolo del Museo del Prado di Madrid e il San Girolamo in Campidoglio. Pur senza aver visto direttamente il dipinto, Richard Spear concorda con questa ipotesi (comunicazione scritta, 10 marzo 2022) e con la vicinanza del nostro dipinto con il San Girolamo dei Musei Capitolini. Bastien Eclercy ritiene invece l’opera sia realizzata più tardi, alla metà degli anni Trenta del Cinquecento (comunicazione scritta, 29 marzo 2022), e suggerisce di confrontarla col San Pietro del Prado. Dato il carattere puntuale e vibrante della pennellata, Aidan Weston Lewis propende per una datazione intorno al 1615 (comunicazione scritta, 17 marzo 2022).
4 - S. Pepper, in Guido Reni. L’opera completa, Novara 1988, p. 335, n. 24, tav. VIII, fig. 24 e n. 33, fig. 32; Francesca Valli, in Guido Reni 1575-1642, (catalogo della mostra, Bologna, Pinacoteca Nazionale, 5 settembre – 13 novembre 1988; Los Angeles, County Museum of Art, 11 dicembre 1988 – 12 febbraio 1989; Fort Worth, Kimbell Art Museum, 11 marzo – 14 maggio 1989), pp. 179-181, n. 8.
5 - S. Pepper, Guido Reni’s Roman Account Book – I: The Account Book, “The Burlington Magazine”, giugno (1971), pp. 309-317. La trascrizione e la pubblicazione di questo libro di conti, oggi conservato alla Morgan Library di New York, sono appassionanti, in primo luogo per l’interesse delle opere citate. Noi stessi avevamo ritrovato e riattribuito un’opera citata in questo piccolo fascicolo del 1609, il Ritratto del Cardinale Sannesi di Guido Reni (vedi L. Sickel in Deux tableaux de la collection Sannesi. Tableaux des écoles émilienne et lombarde, Parigi, Galerie Canesso, 2006, pp. 6-15).
6 - S. Pepper, op. cit. sopra, 1971, p. 315: “Adi 16 Novembre 1609 / Scudi quarto per una testa di un S. Giovanni Evangelista fatta in una sera”.