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Paris Bordon (Treviso 1500 - Venezia 1571)

(Treviso, 1500 - Venezia, 1571)

Ritratto di giovane donna

Olio su tela, 106,8 x 82,5 cm Firmato sullo sfondo a destra: «.O.Paris.B »

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Collezione di Mrs James Watney, prima del 1957, per discendenza a Oliver Vernon Watney, Cornbury Park, Oxfordshire; asta postuma Christie’s, Londra, 23 Giugno 1967, no 51, acquistato a questa asta da J. Paul Getty, Sutton Place, Guildford, Surrey, lascito dei suoi esecutori al Paul Getty Museum nel 1978; venduto dal Museo insieme ad altri 29 dipinti presso Christie’s, New York, 21 Maggio 1992, no 37; New York, collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


- Bernard Berenson, Italian Pictures of the Renaissance. Venetian School, 2 voll., Londra, 1957, vol. 1, p. 45 (Paris Bordon, Portrait of a Courtesan, non riprodotto);
- Véronique Damian, in Autour de Titien. Tableaux d’Italie du Nord au XVIe siècle, Parigi, Galerie Canesso, Settembre 2005, pp. 28-31;
- Maia Confalone, in Tiziano e il ritratto di corte da Raffaello ai Carracci, catalogo della mostra Napoli, Museo di Capodimonte, 25 Marzo – 4 Giugno 2006, pp. 190-191; Parigi, Musée du Luxembourg, 13 Settembre 2006 – 21 Gennaio 2007, pp. 204-205 ;
- Roberto Contini, “Die künstlerische Entwicklung eines internationalen Manieristen”, in Un San Bastiano che par non li manchi se non il solo respiro. Paris Bordons Berliner Altarbild im Kontext, catalogo della mostra Berlino, Gemäldegalerie, Staatliche Museen zu Berlin, 5 Aprile-8 Luglio 2007, p. 35, fig. 46;
- Enrico Maria Dal Pozzolo, Colori d’amore. Parole, gesti e carezze nella pittura veneziana del Cinquecento, Treviso, 2008, p. 109, fig. 88;
- Véronique Damian, De Paris Bordon à Pompeo Batoni. Un parcours dans la peinture italienne, Parigi, Galerie Canesso, 2011, pp. 8-13;
- Véronique Damian, in Cinquecento sacro e profano. Una selezione di dipinti italiani del XVI secolo, Chiara Naldi (a cura di), Lugano, Galleria Canesso, 2013, pp. 24-29; - Andrea Donati, Paris Bordone, Catalogo ragionato, Soncino (Cremona), 2014, pp. 140, 335-336;
- Axel Hémery, in Figures de fantaisie du XVI au XVIIIe siècle, catalogo della mostra, Toulouse, Musée des Augustins, 21 novembre 2015 – 6 marzo 2016, pp. 94-95, no. 1;
- Désirée de Chair, in Die poesie der venezianishen malerei. Paris Bordone, Palma il Vecchio, Lorenzo Lotto, Tizian, Sandra Pisot (dir.) cat. mostra, Amburgo, Hamburger Kunsthalle, 24 febbraio – 21 maggio 2017, p. 202, n. 52.

MOSTRE


- Tiziano e il ritratto di corte da Raffaello ai Carracci, Napoli, Museo di Capodimonte, 25 Marzo – 4 Giugno 2006; Parigi, Musée du Luxembourg, 13 Settembre 2006 – 21 Gennaio 2007, pp. 204-205.
- Ceçi n’est pas un portrait. Figures de fantaisie de Murillo, Fragonard, Tiepolo …, Toulouse, Musée des Augustins, 21 novembre 2015 - 6 marzo 2016, n. 1.
- Die poesie der venezianischen malerei. Paris Bordone, Palma il Vecchio, Lorenzo Lotto, Tizian, Sandra Pisot (a cura di), cat. mostra Amburgo, Hamburger Kunsthalle, 24 febbraio - 21 maggio 2017, n. 52.

DESCRIZIONE


Le rappresentazioni di giovani donne a mezzo busto - che si suppone fossero delle cortigiane - erano molto in voga nell’arte veneta del XVI secolo. Tale iconografia, in origine, era stata divulgata da Tiziano (1488/ 89-1576), Palma il Vecchio (1480 ca.-1528) e, in seguito, da Paris Bordon. Se il prototipo di tale modello è certamente da ricercare nella Flora di Tiziano (Firenze, Galleria degli Uffizi) o, ancora, nelle diverse redazioni della Donna allo specchio (Parigi, Musée du Louvre) sempre di Tiziano, la nostra composizione pare situarsi a metà strada fra questi due estremi e potrebbe corrispondere alla tipologia delle effigi interpretabili tanto come ritratti, quanto come figure « fatte a capriccio », così menzionate dal biografo Carlo Ridolfi. La ripresa e lo sviluppo di questa formula non sono sorprendenti per un artista formatosi nella bottega del grande Tiziano, ma da cui iniziò ad affrancarsi abbastanza presto, intorno ai diciotto anni. Questa giovane donna prosperosa evoca un tipo di bellezza intellettualizzata in senso ideale; l’artista non ha perciò temuto di enfatizzarne le caratteristiche fisiche, specialmente la muscolatura possente del braccio destro. Il movimento del capo, lo sguardo rivolto con determinazione verso un oggetto che esce dal nostro campo visivo, denota una presenza imponente, supportata dai numerosi dettagli descrittivi, quali i gioielli e il decoro dei panneggi che Bordon tanto prediligeva. La chioma bionda sciolta sulle spalle, che la donna fa passare con noncuranza tra le dita, la camicia bianca aperta sul seno e la sontuosa stoffa rosso corallo – forse di cachemire – che la ricopre solo parzialmente, sono tutti dettagli che ne esaltano la figura; indici di un’insistenza sulla sensualità della giovane donna. La modella è colta in un momento di intimità, mentre svela, sicura, le sue grazie. Il simbolismo dei lunghi capelli biondi non può sfuggirci: come maglie di una rete o di preziose catene, essi catturano il cuore del poeta o dell’amante e il loro colore infuocato evoca l’incandescenza del sentimento che la donna suscita. Possiamo aggiungere che il tipo fisico, in particolare nel volto, è praticamente identico a quello del Ritratto di giovane donna con uno specchio (Stati Uniti, collezione privata). Spesso, come in questo caso, Bordon aggiunge uno sfondo architettonico per definire un interno. Il colonnato con bassorilievi a foglie d’acanto e la piccola finestra si ritrovano similmente nel Ritratto di donna (Augusta, Die Kunstsammlungen und Museen), o ancora, senza finestra né bassorilievi, nella Flora del Louvre. Paris Bordon eccelleva nella rappresentazione di architetture particolarmente ambiziose e dettagliate, che dipingeva come sfondo di alcune composizioni, si veda, ad esempio, l’Annunciazione del Musée des Beaux-Arts di Caen o, ancora, l’Augusto e la Sibilla ora al Museo Puškin di Mosca, per citarne solo un paio. Nel nostro dipinto, il brano architettonico è molto semplice e sistematico nell’allineamento delle colonne, il che è indice, come notato da Sylvie Béguin (1), di un probabile intervento della bottega. Il dipinto è ascrivibile alla maturità dell’artista, tra il 1540 e il 1550, datazione proposta da Giordana Canova per la Flora del Louvre, la quale presenta diversi di punti di contatto con il nostro dipinto (2). In quel decennio l’artista dipinse volentieri i suoi personaggi inseriti in un contesto architettonico; le diverse varianti di tali impaginazioni attestano il loro successo presso i collezionisti privati. Secondo il celebre e imprescindibile biografo Giorgio Vasari (1511-1574) – il quale, in occasione del suo soggiorno a Venezia nel 1556, visitò l’artista ormai anziano e gli dedicò una Vita che resta fondamentale – Paris Bordon, Bordone per Vasari, avrebbe svolto il suo apprendistato nella bottega di Tiziano. Questa preziosa informazione con tutta probabilità corrisponde alla realtà, se consideriamo quanto l’influenza del grande maestro veneziano sia stata essenziale nelle opere giovanili di Bordon. Negli anni venti, Bordon fu attratto dall’arte di Giorgione (1477/78 ca. - 1510) e la assimilò a tal punto che i suoi stessi dipinti furono considerati, da parte della critica più antica, opera di Giorgione. Intorno al 1530, il suo lavoro evolse verso interessi più diversificati: grande attenzione fu data ai paesaggi e alle architetture. Studiò attentamente i disegni di Sebastiano Serlio (1475-1554), che reinterpretò attraverso un Manierismo raffinato. Negli anni che seguirono la sua carriera arrivò ad una svolta decisiva. Iniziò una serie di viaggi: prima di tutto in Francia, al servizio di Francesco I e dei Guisa; secondo Vasari il viaggio avvenne nel 1538, data molto discussa dalla critica. Alcuni storici preferiscono situarlo intorno al 1559, sotto Francesco II, altri ipotizzano due diversi viaggi in Francia. In ogni caso Bordon lavorò nel 1540 ad Augusta, realizzando per i Fugger e per altre famiglie importanti scene mitologiche e allegoriche, dall’erotismo latente e ricercato, che conobbero un grande successo. Tra il 1548 e il 1550, Bordon fu a Milano, dove dipinse per Carlo da Rho ritratti e dipinti a carattere mitologico. Tra il 1557 e il 1559 iniziò il declino della sua arte; dopo un soggiorno a Treviso rientrò a Venezia e lì morì.

Note :
1 - Il grande dipinto raffigurante L’Annunciazione è stato scoperto da Sylvie Béguin, che l’ha segnalato al museo di Caen; Sylvie Béguin, Musée des Beaux-Arts de Caen. Une Annonciation de Paris Bordon, in “La Revue du Louvre et des Musées de France”, 1968, nn. 4/5, pp. 195-204 e, più recentemente, Françoise Debaisieux, Caen Musée des Beaux-Arts. Peintures des écoles étrangères, Inventaire des collections publiques françaises, no 36, Parigi, 1994, pp. 72-73 (che riprende tutta la bibliografia). Per il dipinto di Mosca si veda l’articolo di David Ekserdjian, «Paris Bordone and the Aedes Walpolianae», Apollo, no 448, Giugno 1999, pp. 51-52.
2 - Giordana Canova, Paris Bordon, Venezia, 1963, p. 85, fig. 89.