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Gioacchino Assereto (Genova, 1600 - 1649)

(Genova, 1600-1649)

Pietà

Olio su tavola di faggio, cm 27,2 x 21.

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  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Già appartenuto alla collezione Orazio Bagnasco: Inghilterra, collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


- Véronique Damian, Pittura italiana tra Sei e Settecento. Un portrait de lévrier par Baccio del Bianco, Parigi, Galerie Canesso, 2004, pp. 28-31;
- Tiziana Zennaro, Gioacchino Assereto (1600-1650) e i pittori della sua scuola, 2 vol., Soncino, 2011, 1, p. 448, n. A143.

DESCRIZIONE


Se Assereto trattò a più riprese nella sua carriera il tema della Pietà, non lo espresse però mai in una versione così intimista. Al raggiungimento di questo risultato contribuiscono essenzialmente due fattori: il formato ristretto – per giunta su pannello di legno, il solo ad oggi noto nella sua opera – e la composizione che riempie lo spazio nella sua interezza, quasi srotolandosi su tutta l’altezza di questo piccolo rettangolo di una ventina di centimetri. Alla curva del corpo abbandonato di Cristo risponde elegantemente il gioco delle tre teste sovrapposte: quelle di Cristo, di Maria e di San Giovanni. Alla stessa altezza di quest’ultima, nell’angolo in alto a destra, appare anche quella di Nicodemo. A sinistra, solo la presenza di un bacino posato sulla tomba distrae l’attenzione da questa scena commuovente che precede il seppellimento di Gesù. Senza dubbio questo bacile contiene la miscela di mirra ed aloe portata da Nicodemo, oli aromatici con cui veniva cosparso il sudario “com’è usanza seppellire presso i Giudei” (Vangelo secondo San Giovanni XIX; 40).
Il dipinto, condotto a rapide pennellate, potrebbe far pensare ad uno schizzo. Notiamo che l’esecuzione è estremamente coerente: tanto nella pennellata evocativa – svolazzante nei capelli di San Giacomo o energicamente strisciata sullo sfondo – che per la sua unità cromatica, tutta declinata su tonalità terrose. Anche il corpo di Cristo non sfugge a questo trattamento. Dei bruni molto marcati sottolineano l’anatomia e fanno in modo che il corpo si distacchi dal tessuto bianco del sudario in cui è avvolto. Il nostro piccolo pannello, ormai libero dai toni acidi delle opere giovanili, può essere situato nella maturità dell’artista. La composizione presenta una soluzione completamente differente rispetto alle due versioni con varianti dell’antica collezione Mowinckel a Genova e della Cummer Art Gallery di Jacksonville, Florida. La nostra, per la sua decisa verticalità, con tutte le teste concentrate nella parte alta del dipinto, è ancora debitrice nei confronti della composizione del suo maestro: Andrea Ansaldo (1584-1638), oggi alla Pinacoteca dell’Accademia Ligustica di Genova.
Secondo Tiziana Zennaro il dipinto appartiene pienamente agli anni ’40. Questo decennio, che si concluderà con la morte prematura dell’artista nel 1649, segna una viva adesione al naturalismo: le composizioni, sempre più assoggettate al formato, mostrano un incremento della carica emozionale. Per il rifiuto della componente teatrale e per la sua inquadratura serrata, la composizione anticipa la Morte di San Giuseppe (Genova, collezione della banca Carige), la quale è da situarsi negli ultimi anni di attività dell’artista.