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Carlo Magini (Fano 1720 - 1806)

(Fano 1720 - 1806)

Natura morta con uova, una verza e un candeliere

Olio su tela, 60,5 x 78,3 cm  

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

Fig. 1

PROVENIENZA


Monte Carlo, collezione Francesco Queirazza.
 

BIBLIOGRAFIA


Véronique Damian, Portrait de jeune homme de Michael Sweerts et acquisitions récentes, Parigi, Galerie Canesso, 2006, pp. 50-53.
 

DESCRIZIONE


Agli antipodi della frivolezza di un’estetica barocca, queste tele sono composte secondo uno stesso schema severo, mosse da una poetica naturalista di grande originalità. I vari oggetti e le vivande sono esposti su due piani distinti e il ritmo compositivo è immediatamente percepibile: gli elementi  di dimensioni maggiori sullo sfondo mentre gli elementi minori occupano il primo piano, completamente visibili allo spettatore, un candeliere apre o chiude ciascuna composizione. Piccoli oggetti sapientemente disposti contribuiscono ad accentuare la prospettiva guidando lo sguardo. Tutti gli elementi risaltano molto chiaramente sulla parete bruna che fa da sfondo mentre la luce colpisce da sinistra il piano del tavolo e proietta a destra le ombre di tutti gli oggetti presenti. Magini rappresenta elementi della quotidianità, come il foglietto di carta piegata a contenere sale e spezie o i tappi di pezza, di fatto documentando e nobilitando il semplice mondo che lo circonda. La forza dell’artista sta nell’uso di un repertorio ristretto di forme semplici, la cui disposizione non si ripete mai da un’opera all’altra. Le tonalità, poco contrastate, sono sfruttate nei toni medi e per le opportunità offerte dai colori complementari, nel nostro caso i rossi-bruni e i verdi. Attraverso questo misurato gioco di forme e colori Magini conduce lo spettatore in una sorta di dialogo tra il concreto e l’astratto. 

È del 1990 il catalogo ragionato dedicato al pittore Carlo Magini da Pietro Zampetti. Alla pubblicazione sono seguite diverse “addenda” al corpus dell’artista [1], tra queste anche la coppia di dipinti qui presentata. Zampetti ha individuato novantotto nature morte di mano dell'artista marchigiano, la cui attività in questo campo era quasi del tutto ignota. Due pioneristici articoli, uno di Roberto Longhi (1953) e uno di Luigi Zauli Naldi (1954), avevano reso noti alcuni dipinti firmati dall’artista ed è attorno a questi che è stato possibile costruire un gruppo coerente di opere [2]. Magini è documentato come pittore di figure e soprattutto di ritratti, ma si era specializzato anche in questo specifico tipo di nature morte: tavole con elementi individuali giustapposti, connotate sempre da chiarezza e leggibilità. 
Rimane difficile stabilire una precisa cronologia all’interno della produzione di nature morte del pittore, soprattuto a causa della quasi totale assenza di documenti. La firma "Charles Magini/pittore/in Fano" [in francese], presente su alcune composizioni, ha permesso di restituire una giusta paternità a questa produzione. Tutte improntate a una poesia nostalgica, le nature morte di Carlo Magini sono state accostate a quelle di Paolo Antonio Barbieri (1603-1649) o si era ipotizzata la mano di un pittore francese o spagnolo del Seicento. Si riconosce una personalità che trova naturalmente posto tra i grandi maestri europei della natura morta del XVIII secolo, da Luis Melendez (1716-1780) a Jean-Baptiste Chardin (1699-1779), artisti accomunati dal senso dell’oggetto trattato per se stesso, in un ambiente silenzioso, quasi meditativo.

Note:
1. Pietro Zampetti, Carlo Magini. Catalogo ragionato, Milano, 1990; Pierre Rosenberg, “Une note sur Carlo Magini”, Studi per Pietro Zampetti, Ancona, 1993, pp. 444-445; Francesca Baldassari, Fasto e rigore. La natura morta nell’Italia settentrionale dal XVI al XVIII secolo, cat. exp., Reggia di Colorno, 20 aprile - 25 giugno 2000, pp. 228-231, n° 89; La Natura morta in Emilia e in Romagna. Pittori, centri di produzione e collezionismo fra XVII e XVIII secolo, a cura di Daniele Benati e Lucia Peruzzi, Milan, 2000, pp. 286-291; Rodolfo Battistini, Emilio Negro, Francesca Eusebi, Ad vocem «Carlo Magini», cat. exp., L’Anima e le cose. La natura morta nell’Italia pontificia nel XVII e XVIII secolo, Fano, Edificio L. Rossi, 13 luglio - 28 ottobre 2001, pp. 162-170.
2. Roberto Longhi, recensione di Charles Sterling, “La Nature morte de l’Antiquité à nos jours”, in Paragone, 39, marzo 1953, pp. 62-63; Luigi Zauli Naldi, “Carlo Magini pittore di nature morte del secolo XVIII”, Paragone, 49, gennaio 1954, pp. 57-60.