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Pietro Ricchi (Lucca, 1606 - Udine, 1675)

(Lucca, 1606 - Udine, 1675)

Giocatori di Morra

Olio su tela, cm 76 x 111.

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

Fig. 1

BIBLIOGRAFIA


- Véronique Damian, in Galerie Canesso. Biennale des Antiquaires, Parigi, 2008, pp. 26- 31; 
- Véronique Damian, in Dipinti del Seicento. Influssi caravaggeschi tra Lombardia e Napoli, Chiara Naldi (a cura di), catalogo della mostra, Galleria Canesso Lugano, 2013, pp. 34-38; 
- Serena Ferrari, in Pietro Ricchi a lume di candela. L'Inviolata e i suoi artefici, catalogo della mostra, Marina Botteri e Cinzia D'Agostino (a cura di), MAG Museo Alto Garda, Riva del Garda, 2013, n. 4, pp. 118-121, ill. p. 119. 
- Gianni Papi, "Un capolavoro di Pietro Ricchi a lume di candela", in Entro l'aria bruna d'una camera rinchiusa. Scritti su Caravaggio e l'ambiente cavaggesco, Napoli, 2016, pp. 236,239,        fig. 8.

MOSTRE


- Pietro Ricchi a lume di candela. L'Inviolata e i suoi artefici, Marina Botteri e Cinzia D'Agostino (a cura di), MAG Museo Alto Garda, Riva del Garda, Italia, 29 giugno - 3 novembre 2013.

DESCRIZIONE



Nato a Lucca, dove però si trattenne poco, l’artista si ritrovò molto presto a Firenze, dove nel 1620-1623 divenne apprendista presso Domenico Passignano (1559-1638), prima di spostarsi a Bologna (tra 1624 e 1627 circa), dove Baldinucci lo segnala presso Guido Reni (1575-1642); in seguito si trattenne a Roma per due anni. Sarà poi alla volta della Francia che la Fortuna lo spingerà in un percorso da sud verso nord: Aix-en-Provence, Arles, Lione, Parigi. Importante per la sua opera fu l’incontro con i contemporanei francesi, in particolare con Claude Vignon (1593-1670). Intorno al 1634-1635 ritornò a Milano, poi si recò a Bergamo e Brescia (fino al 1652) poi a Venezia (dal 1652 circa fino alla fine degli anni sessanta, poi di nuovo nel 1672), infine a Udine, dove morì. Numerose testimonianze della sua arte, infatti, sussistono fra Veneto e Lombardia. Queste peregrinazioni spiegano l’estrema varietà delle suggestioni culturali nell’opera di Ricchi che, malgrado studi monografici recenti, ci lasciano ancora perplessi quanto alla datazione delle sue opere e persino nella loro definizione stilistica1. Ciononostante è probabile che i Giocatori di morra siano stati eseguiti al momento del suo soggiorno a Bergamo e, in ogni caso, al suo ritorno dalla Francia. Come nota giustamente Mariolina Olivari, esiste in quel momento una produzione di Ricchi nella quale i personaggi, presentati in forte contrasto chiaroscurale, sembrano emergere dallo sfondo con effetti molto marcati, influenzati dalla corrente caravaggesca francese, che utilizza la candela come sorgente luminosa, ma anche dall’opera del pittore milanese Morazzone (1573-1626)2. Il colore astratto di quest’ultimo ravviva e rinnova la gamma molto scura nella quale Ricchi sceglie di esprimersi dopo il suo ritorno dalla Francia: così il cappello rosso del giocatore di destra, colore inaspettato nella tavolozza bruna - quasi monocroma - del dipinto, cattura l’attenzione dello spettatore. A quest’epoca Ricchi entra in contatto con i pittori che lavorano a sud di Cremona e Crema, tra i quali è da menzionare Giacomo Barbelli (1604-1656), che allo stesso modo prediligeva i contrasti molto forti di luce nelle sue scene notturne, come nella sua Adorazione dei pastori del santuario della Madonna della Brughiera a Trivero3.
La composizione dei Giocatori di morra e il suo utilizzo enfatico del chiaroscuro che descrive i profili e i punti salienti delle fisionomie, trovano diversi punti di contatto con i dipinti del periodo bergamasco. A cominciare dalla scelta dei tipi fisici: i personaggi anziani e umili sono rappresentati con dita molto lunghe, un mento molto pronunciato, gli occhi a metà assorbiti dalla penombra, mentre i volti dei giovani, più agiati socialmente, mostrano tratti regolari e quasi soavi. Tali elementi espressivi si ritrovano nell’Adorazione dei pastori di una collezione privata lombarda, che presenta lo stesso formato orizzontale4. Senza rischio di parere blasfemi, i pastori potrebbero far parte della stessa famiglia del giocatore di sinistra, mentre la Vergine può essere comparata al nostro giovane giocatore di destra. Volti simili, soprattutto per i personaggi più attempati, si ritrovano nella Cena del Museo Civico di Riva del Garda, dipinta intorno al 1644. A questa fase appartengono anche le due versioni della Giuditta del Museo di Castelvecchio a Verona e del Castello del Buonconsiglio a Trento e, probabilmente, I giocatori di carte, in collezione privata a Forlì5. Ma altri dipinti di Ricchi mostrano elementi formali in comune con il nostro: ad esempio le due tele di collezione privata raffiguranti, con minime varianti tra loro, una Coppia con fiasco e candela. I personaggi, abbastanza simili al giovane giocatore di destra, sono rappresentati in una maniera astratta e pittoresca e, come I giocatori di morra, sono illuminati da sotto in su: espediente che li isola in un mondo a parte, quasi fiabesco.

Note:
1- Paolo Dal Poggetto, Pietro Ricchi 1606-1675, Rimini, 1996 ; Pietro Ricchi 1606-1675, catalogo della mostra, Riva del Garda, Museo Civico, Chiesa dell’Inviolata, 5 Ottobre 1996 – 15 Gennaio 1997.
2- Mariolina Olivari, «Sulle tracce bergamasche di un eccentrico», in catalogo della mostra op.cit., 1996-1997, pp. 93-104.
3- Op. cit., p. 99, fig. 81.
4- Op. cit., p. 99, fig. 80.
5- Catalogo della mostra, 1996-1997, op. cit., pp. 316-317, n° 41, pp. 328-329, n° 47, pp. 326-327, n°46.