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Antonio Zanchi (Este, Padova, 1631 - Venezia, 1722)

(Este, Padova, 1631 – Venezia, 1722)

Davide e Golia

Olio su tela, 156 x 170 cm.

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  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

Fig. 1

BIBLIOGRAFIA


- Véronique Damian, Trois Portraits Par Simon Vouet, Pietro Martire Neri et Angelika Kauffmann.Tableaux Bolonais, Venitiens et Napolitains Du XVIe et XVIIe siècle, Paris, Galerie Canesso, 2014, pp. 58-61.

DESCRIZIONE


L’episodio raffigurato, uno dei più conosciuti della vita di Davide (Samuele: 17, 48-50), è quello del combattimento del giovane pastore con il gigante Golia, da cui prende avvio l’ascesa di Davide. Durante la guerra di Israele contro i Filistei, quando Saul regnava su Israele, Golia lanciò una sfida: un combattimento corpo a corpo con un uomo di Israele. Dall’incontro dei due sarebbe dipesa la sorte dei due eserciti. La sfida fu raccolta dal giovane Davide, che ne uscì vincitore.
Il corpo del gigante Golia, riverso lungo una diagonale che attraversa tutta l’altezza del dipinto, sta precipitando per il colpo inferto. Golia grida per aver ricevuto la pietra in piena fronte, mentre Davide, con la fionda saldamente in mano, attende l’esito della caduta, fisica e simbolica, a cui seguirà il taglio della testa da parte del giovane pastore. L’artista enfatizza il momento della caduta. L’impaginazione del dipinto mette in risalto in primo piano la fronte di Golia, accanto alla quale si trova la pietra appena scagliata. I gesti dinamici delle braccia ammortizzano leggermente l’inquadratura ristretta, che accentua il piano ravvicinato sul busto del gigante. La potente carica emotiva è espressa appieno nella figura riversa del gigante: la bocca è spalancata in un urlo di dolore, ma anche di stupore per la disfatta; gli occhi sono sbarrati, increduli e spaventati al tempo stesso. Questi elementi costituiscono la cifra stilistica dell’artista, specialmente nelle opere giovanili, quali, ad esempio, La peste del 1630 a Venezia della Scuola di San Rocco (1666) e I mercanti cacciati dal Tempio (Ateneo Veneto, 1667). Nel nostro dipinto, però, la pennellata meno carica di materia e lo sfondo scuro, su cui sembra volteggiare il giovane Davide, ci inducono a pensare ad una esecuzione più tarda, probabilmente successiva agli affreschi della Residenz di Monaco, realizzati negli ultimi anni del XVII° secolo.
Zanchi arrivò a Venezia molto giovane per la sua formazione pittorica e aderì alla corrente dei “tenebrosi”. Per questi adepti di un caravaggismo severo, il contatto con l’opera del giovane Luca Giordano – presente in Laguna tra il 1650 e il 1654 – fu fondamentale. Ma Zanchi, pittore colto e autore di un trattato, giunto a noi purtroppo in stato frammentario, crea un suo stile personale, partendo dalla tradizione figurativa del XVI° secolo. Dell’ultimo Tiziano coglie la pennellata estremamente libera e il cromatismo sordo, da Veronese il trattamento della luce, mentre gli effetti atmosferici richiamano Tintoretto. Durante la sua lunga carriera – morì a 90 anni – Zanchi conobbe presto la notorietà, senza dubbio per la sua capacità di superare il tenebrismo di Langetti (1635-1676) grazie ad una maniera più immediata e narrativa. Zanchi poté inoltre vantare l’esecuzione di opere per i Principi elettori di Baviera e si spinse oltre i confini di Venezia – dove tra l’altro lavorò alla Scuola di San Rocco – a Vicenza, Treviso e ad Este, dove si ritirò alla fine della sua vita.