Il Maestro della tela jeans
(Attivo in Italia del Nord nel tardo XVII secolo)
Madre mendicante con due bambiniOlio su tela, 152 x 117 cm.
- PROVENIENZA
- BIBLIOGRAFIA
- MOSTRE
- DESCRIZIONE
PROVENIENZA
Albiate (Monza e Brianza), Villa Airoldi detta Villa San Valerio, famiglia Airoldi (possibilmente il “dipinto con tre pitocchi” nell’inventario Airoldi del 1692; ringraziamo Marina dell’Omo che includerà la notizia in Collezioni lombarde, di prossima pubblicazione); Albiate, Villa Airoldi, famiglia Caprotti dalla fine del XIX secolo; per via ereditaria Ida e Guido Caprotti (1929-2012) che, nel 1999, con la mediazione dei Conti Vega Ruffoni Menon vendono il dipinto (come anonimo) all’antiquario Giorgio Baratti, a Milano; 1999, Roma, presso l’antiquario Cesare Lampronti; 2002, collezione Luigi Koelliker (come attribuito a Le Nain); 2009, Parigi, Galleria Canesso (come Maestro della tela jeans).
BIBLIOGRAFIA
- G. Gruber, in Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l’immagine dei pitocchi nella pittura italiana, a cura di F. Porzio, catalogo della mostra Brescia, Museo di Santa Giulia, 28 novembre 1998 – 28 febbraio 1999, Milano, 1998, p. 425, n. 90;
- F. Frangi, Dai pitocchi al “buon vilan”. Metamorfosi della pittura di genere a Milano negli anni di Parini, in G. Barbarisi, C. Capra, F. Degrada e F. Mazzocca (a cura di), L’amabil rito. Società e cultura nella Milano di Parini (atti del convegno, Milano 1999), Bologna, 2000, II, pp. 1145-1162;
- G. Gruber, in Dipinti Lombardi del Seicento, Collezione Koelliker , a cura di in F. Frangi e A. Morandotti, Torino, 2004, pp. 156-161;
- G. Gruber, in Maestri del ‘600 e del ‘700 lombardo nella collezione Koelliker, a cura di F. Frangi e A. Morandotti, catalogo della mostra Milano, Palazzo Reale, 1 aprile – 2 luglio 2006, Milano, 2006, pp. 128-133;
- G. Gruber, Il Maestro della tela jeans: un nuovo pittore della realtà nell’Europa del tardo Seicento, in «Nuovi Studi», 11, 2006 (2007), pp. 159-161, fig. 241;
- G. Gruber in Il Maestro della tela jeans. Un nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII secolo, catalogo della mostra Parigi, Galerie Canesso, 16 settembre – 6 novembre 2010; New York, Galleria Didier Aaron, 20 gennaio – 2 febbraio 2011, pp. 44- 45, cat. 9;
- M. Tasinato, in Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento, Miseria & Nobilità, a cura di R. d’Adda, F. Frangi e A. Morandotti, catalogo della mostra Brescia, Museo di Santa Giulia, 11 febbraio – 28 maggio 2023, pp. 136-137, p. 160, cat. III.11.
MOSTRE
- Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l’immagine dei pitocchi nella pittura italiana, a cura di F. Porzio, Brescia, Museo di Santa Giulia, 28 novembre 1998 – 28 febbraio1999;
- Maestri del ‘600 e del ‘700 lombardo nella collezione Koelliker, a cura di F. Frangi e A. Morandotti, Milano, Palazzo Reale, 1 aprile – 2 luglio 2006;
- Il Maestro della tela jeans. Un nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII secolo, Parigi, Galerie Canesso, 16 settembre – 6 novembre 2010; New York, Galleria Didier Aaron, 20 gennaio – 2 febbraio 2011;
- Jeans, Utrecht, Centraal Museum, 22 novembre 2012 – 10 marzo 2013 (senza catalogo);
- Thread, Denver, Art Museum, 9 giugno – 22 settembre 2013 (senza catalogo);
- Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento, Miseria & Nobilità, a cura di R. d’Adda, F. Frangi, A. Morandotti, Brescia, Museo di Santa Giulia, 11 febbraio – 28 maggio 2023.
DESCRIZIONE
È proprio intorno a questa grande tela che è stato riunito il corpus di dipinti che Gerlinde Gruber nel 2006 ha per la prima volta pubblicato come opera del Maestro della tela jeans, e che, quattro anni più tardi, è stato esposto da Galleria Canesso a Parigi e a New York1.
L’identità del pittore rimane misteriosa, tuttavia, sia la qualità pittorica delle opere, sia l’universalità del tessuto in queste rappresentato, hanno reso immediato il successo di questi dipinti. Questo dipinto, come l’intero catalogo del Maestro, è un documento di grande importanza per la storia del jeans: è la sua prima rappresentazione in pittura. Questa particolarità rende le opere del Maestro della tela jeans vicine al mondo contemporaneo, aprendo un dialogo soprattutto con il mondo della moda.
La Donna mendicante con due bambini proviene da Villa Airoldi-Caprotti di Albiate dove è rimasta fino a tempi molto recenti (si veda la provenienza). Certamente presente a fine Ottocento, è con tutta probabilità da mettere in rapporto con la voce inventariale che registra già nel 1692 la presenza di un “dipinto con tre pitocchi”. Tale provenienza rafforza l’ipotesi già avanzata dagli studi che il Maestro della tela jeans abbia vissuto almeno una parte della propria vita nell’Italia settentrionale, tra Genova e la Lombardia.
La scena rappresenta tre personaggi in piedi in uno spazio indefinito: davanti a loro, a terra, stanno un piccolo braciere, forse un rimando allegorico all’inverno, e una brocca. Tutti e tre sono vestiti con abiti sdruciti, rappezzati, usurati. Il bambino stringe una tazza, forse piena di una bevanda calda, come per trovare ristoro dal freddo. La bambina, invece, tiene le mani al caldo sotto il grembiule, e un tozzo di pane sbuca tra le pieghe di una tasca della sua gonna, forse proprio in jeans. La giovane madre che con una mano si aggrappa a una stampella e con l’altra tiene una piccola tazza ansata vuota rivolta – come il suo sguardo – verso lo spettatore, indossa un grembiule in jeans di uno splendido blu indaco le cui cuciture verticali mostrano l’impuntura a sella, ancora oggi tipica dei capi in questo tessuto. L’intero gruppo sembra interpellarci, come se stessero davvero chiedendo l’elemosina. Le loro espressioni dignitose, il loro resistere al freddo invernale, suggerito dall’atteggiamento e dall’abbigliamento pesante che li protegge, il loro aspetto curato pur essendo vestiti di abiti usurati, conferiscono ulteriore intensità alla scena. Non è facile individuare il contesto in cui le opere del Maestro della tela jeans sono state dipinte: da un quadro all’altro, le rappresentazioni della vita quotidiana documentano lo stato di indigenza di quella che sembra essere un’unica famiglia, poiché alcuni dei personaggi si riconoscono in più di un’opera del corpus.
Nel contesto europeo della pittura della realtà nel XVII secolo, il Maestro della tela jeans si individua per aver rappresentato persone umili vestite del particolare fustagno prodotto a Genova, il tessuto tinto con varia intensità di blu che oggi chiamiamo internazionalmente jeans. La riscoperta del gruppo di opere riunite sotto questo misterioso autore ci permette di ripercorrere brevemente l’origine genovese di questo tessuto largamente diffuso sin dal XVI secolo grazie a una precoce e fortunata esportazione rivolta in particolare verso l’Inghilterra. Qui nel 1614, la contabilità di un sarto del Lancashire attesta l’uso di fustagno genovese, registrato come «Geanes» da cui jeans2. La storia di questa stoffa resistente e diffusa nell’abbigliamento delle classi più povere della società è estremamente legata a quella del colore blu, quello delle tinture per tessuto e quello dei pigmenti utilizzati dal nostro anonimo artista. Le analisi compiute sulla materia pittorica hanno permesso di identificare uno stesso pigmento in tutte le tele attribuite al Maestro: si tratta del blu indaco, un colorante di origine vegetale che è, tra l’altro, lo stesso utilizzato per tingere il tessuto jeans. Per ottenere un tono più o meno scuro, il pittore aggiungeva bianco di piombo per schiarire e nero carbone per scurire il blu. Circondato dai bruni e grigio-bruni degli sfondi e degli abiti scuri, il blu jeans emerge con efficace contrasto.
Il Maestro della tela jeans, specializzato in scene di vita quotidiana con mendicanti, personaggi riuniti intorno a un pasto frugale, donne che cuciono e, in un caso, anche una donna che fa la barba a un anziano, dimostra la sua adesione al movimento della pittura della realtà, che si sviluppò fortemente proprio in Lombardia. Il pittore s’inserisce così, e da pioniere, in un ambito estremamente prolifico tra la seconda metà del XVII e l’inizio di quello successivo e il cui apice fu la produzione di Giacomo Ceruti (1698-1767).
Alcune considerazioni stilistiche e tematiche permettono di trovare affinità con l’opera del giovane austriaco Cipper, detto Il Todeschini (attivo in Lombardia a partire dalla fine del Seicento), e di riconoscere dei precedenti importanti in artisti come Danois Eberhard Keilhau, detto Monsù Bernardo (1624-1687), documentato a Bergamo e Milano tra il 1654 e il 1656. Non si può non considerare anche l’influenza della pittura fiamminga, quella di Michael Sweerts (1618-1664) cui il nostro autore potrebbe essersi ispirato per il suo tratto liscio e pulito. Soprattutto, il Maestro sembra aver colto l’“anima” della Lombardia con l’austerità silenziosa e dignitosa che emana dai suoi personaggi. Rimane da approfondire il rapporto tra l’opera di questo pittore e i precedenti europei quali Diego Velázquez (1599-1660), Georges de La Tour (1593-1652) o i fratelli Le Nain che, all'inizio del XVII secolo, si avventurarono sulla strada del realismo e del pauperismo in pittura. Alcuni di questi nomi sono stati richiamati in passato di fronte alle tele del Maestro della tela jeans, Federico Zeri aveva pensato ai fratelli Le Nain per la Donna che cuce con due bambini (Milano, Fondazione Cariplo) e lo stesso nome è stato fatto in passato per la tela che qui presentiamo.
Note:
1- Gerlinde Gruber, «Il Maestro della tela jeans: un nuovo pittore della realtà nell’Europa del tardo Seicento», Nuovi Studi, 11, 2006 [2007], pp. 159-170; G. Gruber in Il Maestro della tela jeans. Un nuovo pittore della realtà nell’Europa della fine del XVII secolo, catalogo della mostra Parigi, Galerie Canesso, 16 settembre – 6 novembre 2010; New York, Galleria Didier Aaron, 20 gennaio – 2 febbraio 2011, pp. 44- 45, cat. 9.
2- Alfred P. Wadsworth e Julia De Lacy Mann, The cotton trade and industrial Lancashire 1600-1780, Manchester University Press, 1931, p. 19.