Angelo Caroselli (Rome 1585 - Rome 1652)
(Roma 1585 – 1652)
Madonna con Bambino, Santa Elisabetta e San GiovanninoOlio su tavola, 28 x 19,9 cm
- PROVENIENZA
- BIBLIOGRAFIA
- MOSTRE
- DESCRIZIONE
PROVENIENZA
Roma, collezione privata; Roma vendita Babuino 16-18 dicembre 2008, lotto 64 (attribuito a Pietro Facchini); collezione privata.
BIBLIOGRAFIA
- A. Ottani, Su Angelo Caroselli, pittore romano, “Arte Antica e Moderna”, 31-32 (1965), p. 292, fig. 117c (con il titolo Madonna col Bambino, S. Giovannino e Sant’Anna);
- D. Semprebene, Angelo Caroselli 1585 - 1652. Un pittore irriverente, Roma 2011, p. 147;
- V. Damian, De Paris Bordon à Pompeo Batoni. Un parcours dans la peinture italienne, Galerie Canesso, Parigi 2011, pp. 28-31;
- M. Rossetti, Angelo Caroselli 1585 – 1652 pittore romano. Copista, pasticheur, restauratore, conoscitore, Roma 2015, pp. 160-162, fig. 13.
DESCRIZIONE
Questa piccola tavola dai colori vivaci e dalla fattura delicata, riprodotta in bianco e nero in un articolo pionieristico di Anna Ottani (1965) sul pittore Angelo Caroselli, è riapparsa recentemente ed è stata immediatamente pubblicata da Daniela Semprebene (2011).
Ciononostante, contrariamente alle indicazioni della Semprebene, nella nostra opera il monogramma “A” non appare sotto il piede del San Giovannino. Dal punto di vista iconografico, la Santa, rappresentata in età matura con un velo sulla testa, si può facilmente confondere con Sant’Anna ma sembra più probabile identificarla come Santa Elisabetta in quanto è associata al San Giovanni Battista.
Questa deliziosa scenetta si svolge nell’intimità di una conversazione: Santa Elisabetta sostiene e conduce dolcemente la mano del Bambin Gesù verso la colomba mentre il piccolo San Giovannino, dall’altro lato della composizione, mostra alla Vergine in trono l’iscrizione “Ecce agnus dei” stampata su un cartiglio. Il gruppo, a forma piramidale, è situato all’esterno: le due aperture sulla destra e sulla sinistra si perdono in lontananza nell’azzurro del paesaggio e del cielo. Questo evidente ritorno neo-veneziano nell’opera dell’artista si adatta particolarmente alla produzione dei dipinti da stanza.
Anna Ottani aveva fatto giustamente notare l’inclinazione di Caroselli verso un caravaggismo più romantico che cronologicamente si manifesta sulla scena artistica romana dopo 1630. Ritroviamo questa sensibilità anche ne La preghiera del figliol prodigo (Roma, Palazzo Spada, Consiglio di Stato; già collezione Vincenzo Giustiniani).
Romano di nascita, l’artista sviluppò la maggior parte della sua attività nella Città Eterna ed è documentato come membro dell’accademia di San Luca dal 1604 al 1636. Soggiornò però in due occasioni fuori dalla città: una volta brevemente a Firenze tra il 1605 e il 1606, o forse nel 1610 – anno durante il quale manca la documentazione che attesta la sua presenza a Roma – e un'altra, più a lungo, a Napoli dal 1616 al 1623, come confermano i documenti napoletani pubblicati recentemente da Marta Rossetti1.
Questa lunga assenza da Roma rimette in questione la data dell’apprendistato (1619) di Pietro Paolini (1603-1681) presso Caroselli, in quanto quest’ultimo soggiorna a Napoli fino al 1623. È ancora oggi difficile proporre una cronologia precisa delle opere del Caroselli sia dal punto di vista tematico che da quello stilistico. I temi della negromanzia e della magia sono tra le sfaccettature più intriganti del suo operato artistico2.
Note
1- Vedi l’articolo recente, molto documentato di M. Rossetti, Note sul soggiorno napoletano di Angelo Caroselli (1585-1652), appunti sulla parentesi fiorentina e alcune opere inedite, “L’Acropoli”, 5 (2010), pp. 530-559.
2- Vedi M. Rossetti, L’arcano Angelo Caroselli, in S. Macioce (a cura di), L’incantesimo di Circe. Temi di magia nella pittura da Dosso Dossi a Salvator Rosa, Roma 2004, pp. 106-151.