next prev

Antonio Travi (Genova-Sestri Ponente 1608 - Genova 1665)

(Sestri Ponente (Genova), 1608 – Genova, 1665)

Paesaggio costiero con pescatori

Olio su tela, 52,5 x 86 cm Monogrammato in rosso sulle rocce in basso a sinistra con iniziali "AT" intrecciate.  

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Londra, collezione privata.
 

BIBLIOGRAFIA


- P. Torriti, La natura morta e il paesaggio, in La Pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1987, p. 314-315, fig. 273;
- P. Pagano - M. C. Galassi, La pittura del '600 a Genova, Milano 1988, fig. 573;
- G. Zanelli, Antonio Travi e la pittura di paesaggio a Genova nel 600, Genova, 2001, p. 122, ripr.
 

DESCRIZIONE


Il paessagio a Genova conosce una larga diffusione sotto l’impulso del Grechetto, che lo impiega come quinta scenografica in scene pastorali e bibliche, spesso improntate al tema del viaggio. Con Antonio Travi questo genere viene portato al suo apice, guadagnandosi l’onore delle sale dei palazzi nobiliari cittadini. In modo del tutto originale, l’artista crea il legame fra la tradizione genovese e la cultura nordica, rappresentata da Goffredo Wals (1595[?]-1638 [?]), la cui presenza a Genova è attestata a partire dal novembre 1623 e da cui Travi desume una luce fredda, vivida e tersa. Le scenette che animano i suoi paesaggi vanno invece messe in relazione con quelle narrative e di stampo naturalista di Filippo Napoletano (1590 ca. - 1629), di cui costituiscono un’ulteriore elaborazione. Travi ha inoltre saputo trarre ispirazione dai paesaggi pittoreschi di Agostino Tassi (1578-1644), artista romano attivo a Genova verso il 1605-1606, quando si trovava in esilio a Livorno (1600-1610). Negli anni intorno al 1625, ancora giovane, Travi passa un periodo nella bottega di Bernardo Strozzi, la cui influenza è visibile nella tecnica pittorica, fatta di pennellate lunghe e dense di materia. Ciò non gli impedisce di sviluppare, fin da subito, un proprio vocabolario composto da paesaggi della costa ligure o della campagna con rovine sullo sfondo e animati da svelte figurine colorate. È all’epoca della maturità, tra la fine degli anni quaranta e l’inizio degli anni cinquanta, che vanno datati i numerosi paesaggi costieri arricchiti da brani di rovine di fantasia, spesso torri, con pescatori occupati nelle loro attività.
In quest’ampio e luminoso paesaggio marino un gruppo di uomini nel centro del dipinto sta faticosamente tirando le reti fuori dall’acqua, altri pescatori in primo piano si riposano dopo aver raggiunto l’approdo con l’imbarcazione. Il legno della barca, gli abiti consunti, i ciottoli colorati, il pesce appena pescato che giace sulla battigia, le rocce scoscese della costa, tutto è descritto con una minuzia e una delicatezza dal sapore nordico. Dalla tenue foschia del mattino, appaiono sullo sfondo il verde della fitta vegetazione, una barca ormeggiata con le vele ammainate, le rovine di una torre antica, l’orizzonte sfumato che si confonde in lontananza. Una luce tersa e cristallina inonda e avvolge il paesaggio e i pescatori infondendo un senso di serena pacatezza.