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Francesco Rustici detto Il Rustichino

(Siena, 1592 – 1626)

Salomé e la serva con la testa del Battista

Olio su tela, 237,5 x 161 cm.

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

Fig. 1

PROVENIENZA


Tra il 1624/1625 e il 1637: probabilmente Roma, collezione del Cardinale Lorenzo Magalotti (Firenze, 1585 – Ferrara, 1637): “n. 38 Un quadro grande A. p.mi. 9 0/2 largo palmi 6 1/3 con due figure del Naturale una che tiene in mano su un bacile una Testa, et l’altra tiene in mano una Torcia acesa, e a piedi una Croce in Tela con cornice nera rabescata doro del Prostichino scudi 80” (vedi nota 1, Fumagalli); Genova, collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


- G. Papi, Un’aggiunta a Niccolò Tornioli e una sottrazione a Spadarino, in Francesco Rustici e il naturalismo a Siena (giornata di studi, Pienza, Sala convegni del Conservatorio San Carlo Borromeo, 9 settembre 2017), di prossima pubblicazione;
- G. Papi, Una nuova Salomè di Francesco Rustici. La Cleopatra di Niccolò Tornioli sottratta a Artemisia e un’altra aggiunta al catalogo del pittore senese, in Un misto di grano e di pula. Scritti su Caravaggio e l’ambiente caravaggesco, Roma-Napoli 2020, pp. 196-198;
- A. Cosmi in Caravaggio e Artemisia. La sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinque e Seicento, catalogo della mostra a cura di Maria Cristina Terzaghi (Roma, Palazzo Barberini, 26 novembre 2021 – 27 marzo 2022), Roma 2021, pp. 168-169, n. IV.29;
- M. Ciampolini, Introduzione, in Francesco Rustici e il naturalismo a Siena, a cura di Marco Ciampolini, [atti della giornata di studi, Pienza, Conservatorio di San Carlo, 9 settembre 2017], Milano 2022, pp. 10-11, fig. 1, tav. 1.

MOSTRE


Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinque e Seicento, a cura di M. C. Terzaghi, Roma, Palazzo Barberini, 26 novembre 2021 – 27 marzo 2022, n. IV.29.

DESCRIZIONE


Presentata per la prima volta da Gianni Papi nel 2017 durante la giornata di studi Francesco Rustici e il naturalismo a Siena, la nostra Salomè con la testa del Battista si inserisce nell'ambito dell'opera caravaggesca del pittore senese Francesco Rustici, già attivo a Roma nel 1618-1619. La scelta di una torcia come unica fonte di luce è influenzata dalla formula sviluppata dall'artista Gerrit van Honthorst (Utrecht 1590-1656) durante i suoi anni italiani, tra il 1610 e il 1620.
È la presenza della croce e del cartiglio, posti accanto alle catene che imprigionavano il santo, a confermarci che non si tratti di Giuditta con la testa di Oloferne. Il dipinto colpisce per l'eleganza delle figure a grandezza naturale, per i toni complementari del mantello rosso di Salomè e del tessuto bruno e oro che copre la testa mozzata del Battista. La forza della luce sui volti delle due donne che emergono dalla penombra dà ulteriore enfasi all'effetto drammatico della narrazione evangelica (Matteo 14,1-12, Marco 6,14-27) ben descritto dallo sguardo complice che si scambiano Salomè e la sua serva.
Rustici si confronta più volte con questo soggetto. In particolare durante il suo secondo soggiorno romano, intorno al 1624-1625, realizza un dipinto di dimensioni e soggetto del tutto simili a quella della tela qui presentata per il cardinale Lorenzo Magalotti1. Originario di Firenze, Magalotti fu creato cardinale da papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) nel concistoro del 7 ottobre 1624.
Gianni Papi (2020) illustra diverse versioni, tra le quali quella qui presentata, di questo soggetto evidentemente molto apprezzato dall'artista e dai suoi committenti. Nel 1990, Papi aveva attribuito a Rustici una composizione - ritagliata nella parte inferiore, con ancora la pietra ma senza la croce e le catene - nella prima cappella di destra della chiesa di Sant'Anna a Genova2. Come ha ricordato, Ágnes Szigethi aveva già individuato nel 1984 un'altra versione della nostra composizione nel Museo di Belle Arti di Budapest3. La tela ungherese è la più vicina alla nostra (anche per dimensioni), e Szigethi l'ha associata all'inventario della collezione che comprendeva dipinti di proprietà del cardinale Lorenzo Magalotti, che fu protettore di Rustici tra il 1624 e il 1626. Un frammento della stessa composizione (un tempo a Berlino nella collezione Elizabeth von Klopmann) è stato riconosciuto da Gianni Papi in una fotografia, ma dato il suo stato frammentario è impossibile fare ulteriori considerazioni sulla sua provenienza.
Allievo del padre Vincenzo Rustici (1557-1632), il nostro artista appartiene a una famiglia di artisti, anche lo zio Alessandro Casolani (1552-1607) era pittore. I biografi di Francesco Rustici ne ricordano la fulminea ascesa e la morte prematura a soli trentaquattro anni. È un brillante esponente del naturalismo caravaggesco, seguace del nordico Gerrit van Honthorst, chiamato in Italia Gherardo delle Notti. Il suo innovativo interesse per gli effetti luminosi della "pittura a lume di candela" è seguito dal nostro artista in una fase tardiva a Roma, intorno al 1625 quando Honthorst aveva già lasciato l'Italia da cinque anni. Senza dubbio il gusto per queste composizioni dagli intensi contrasti di luce e dalla drammatica teatralità esercita un fascino duraturo su diversi committenti. Come ha dimostrato Marco Ciampolini, Rustici compare nelle collezioni di Giulio Mancini, Cassiano del Pozzo, del cardinale Lorenzo Magalotti e persino in quella del cardinale Richelieu; ma le sue opere furono raccolte soprattutto dalla famiglia Medici, nelle residenze del cardinale Carlo, e dalla sua più importante mecenate, Maria Maddalena d'Austria, granduchessa di Toscana e moglie di Cosimo II4.
Note:
1 - Firenze, Archivio di Stato, Carte Magalotti, 11, Nota di quadri dell'Ill.mo sig.re Abate Magalotti, che sono in casa del S. Bastiano Antinori. In E. Fumagalli, Pittori senesi del Seicento e committenza medica. Nuove date per Francesco Rustici, Paragone, 479-481, gennaio-marzo 1990, pp. 74, 80-81, nota 29; e in M. Ciampolini, Pittori senesi del Seicento, Siena 2010, II, p. 697. Questa voce d'inventario è stata erroneamente interpretata da A. Brejon de Lavergnée (si veda da ultimo A. Brejon de Lavergnée, in XIVe-XVIIIe siècles. Heures italiennes. Trésors de la peinture italienne en Picardie, a cura di N. Volle e C. Brouard, catalogo della mostra, Beauvais, MUDO-Musée de l'Oise, 27 aprile - 17 settembre 2017, pp. 252-253, n. 153), egli riteneva che si riferisse a due quadri, uno dei quali poteva essere identificato con il San Sebastiano guarito dalle sante donne di Rustici nel Musée de Picardie di Amiens, mentre l'inventario elenca in realtà una composizione con due figure, anziché tre, come nella tela di Amiens.
2 - G. Papi, Novità sul soggiorno italiano di Gerrit Honthorst, «Paragone», 479-481, 1990, pp. 52-53.
3 – Á. Szigethi, Contributions à la peinture siennoise du primo Seicento, in «Bulletin du Musée Hongrois des Beaux-Arts», 62-63, 1984, pp. 65-74.
4 - M. Ciampolini, Pittori senesi del Seicento, Siena, 2010, II, p. 666.