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Luigi Miradori, detto Il Genovesino

(Genova, 1605– Cremona, 1656)

Muzio Scevola davanti a Porsenna

Olio su tela, 134 x 207 cm

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Cremona, chiesa di San Lorenzo. Bergamo, famiglia Albrighi nel XX secolo; Roma, collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


- Francesco Frangi, Valerio Guazzoni, Marco Tanzi, in Genovesino e Piacenza, cat. della mostra, Piacenza, Palazzo Galli, 4 marzo 2018 – 10 giugno 2018, pp. 31-32, 98, fig. 69;
- Marco Tanzi, Genovesino à Paris, Marco Tanzi, Giambattista Ceruti (a cura di), Cremona, 2019, pp. 10- 20;
- Francesco Ceretti, Genovesino e le carte stampate. Derivazioni dalle incisioni nella pittura italiana del Seicento, Roma, 2020, pp. 50-52, n. 16.

DESCRIZIONE


È Tito Livio a raccontare le coraggiose gesta del giovane aristocratico Muzio Scevola che, durante l’assedio etrusco a Roma, nel 508 a.C., si infiltra nell’accampamento nemico con l’intenzione di uccidere Porsenna, re degli Etruschi. Per errore, però, Muzio uccide il segretario reale ed è immediatamente catturato dalle guardie e portato al cospetto del re. Di fronte a Porsenna, come dipinge il Genovesino, l’eroe romano pone la propria mano destra sopra un braciere acceso fino a consumarla e afferma che è la giusta punizione per aver ucciso la persona sbagliata. Muzio Scevola, con astuzia, convince Porsenna che altri trecento guerrieri romani sono pronti a tentare l’impresa da lui fallita. Impressionato dal coraggio di Muzio e del suo popolo, il re etrusco libera il prigioniero e interrompe l’assedio di Roma.

La grande tela è datata da Marco Tanzi ai primi anni Quaranta del Seicento e proviene dalla chiesa cremonese degli Olivetani di San Lorenzo, per la quale il Genovesino aveva dipinto anche la Strage degli Innocenti (perduta), la Decollazione di San Paolo e la Nascita della Vergine oggi conservate entrambe nella Pinacoteca di Cremona. 
Abbondantemente documentata dalle fonti legate al luogo (pubblico) dove era conservata, questa tela di soggetto storico destinata ad un ambito ecclesiastico non mancò di incuriosire e confondere i commentatori cremonesi del Settecento, alcuni dei quali interpretarono il quadro come il martirio di un santo. Dopo la soppressione della chiesa nel 1798, si persero le tracce della nostra opera, ricomparsa solo recentemente. La sua identificazione e la sua contestualizzazione si devono a Marco Tanzi il quale precisa che questo grande dipinto è stato descritto dalle fonti in formato "bislungo" (allungato) e sarebbe stato riportato, in epoca ignota, al formato che oggi conosciamo. Come di consueto, anche per la densissima scena del Muzio Scevola davanti a Porsenna, il pittore genovese attinge a stampe nordiche di vari autori, da Collaert a Goltzius.

Della formazione e della primissima attività del pittore nato a Genova (da cui il soprannome Genovesino) non ci sono giunte informazioni. Il primo documento d'archivio attendibile risale al 1627 e attesta il suo matrimonio, a Genova. Dopo il 1630 Genovesino si era già stabilito a Piacenza, in Emilia, ma in quella città il suo soggiorno, a livello personale e professionale, non fu affatto fruttuoso. Indubbiamente per questo si trasferì a Cremona dove è già documentato nel 1637 e rimarrà fino alla morte nel 1656. Qui, specialmente dopo il 1639, data della nomina del governatore spagnolo don Alvaro de Quinones, Genovesino vedrà crescere esponenzialmente la sua fama e le commissioni ricevute.