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Luigi Miradori, dit Il Genovesino (Gênes (?) 1605 circa - Crémone, 1656)

(Genova, 1605– Cremona, 1656)

Muzio Scevola davanti a Porsenna

Olio su tela, cm 134 x 207 1642-1645 v.

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Cremona, chiesa di San Lorenzo; Roma, collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


- Francesco Frangi, Valerio Guazzoni, Marco Tanzi, in Genovesino e Piacenza, cat. della mostra, Piacenza, Palazzo Galli, 4 mars 2018 – 10 juin 2018, pp. 31-32, 98, fig. 69.
- Marco Tanzi, Genovesino à Paris, Marco Tanzi – Giambattista Ceruti (a cura di), Cremona, 2019, pp. 10- 20 ;
- Francesco Ceretti, Genovesino e le carte stampate. Derivazioni dalle incisioni nella pittura italiana del Seicento, Roma, 2020, pp. 50-52, n° 16.

DESCRIZIONE


Della formazione e della primissima attività del pittore nato a Genova (da cui il soprannome Genovesino) non ci sono giunte informazioni. Il primo documento d'archivio attendibile risale al 1627 e attesta il suo matrimonio, a Genova.
Dopo il 1630 Genovesino si era già stabilito a Piacenza, in Emilia, ma in quella città il suo soggiorno, a livello personale e professionale, non fu affatto fruttuoso. Indubbiamente per questo si trasferì a Cremona dove è già documentato nel 1637. Qui, specialmente dopo il 1639, data della nomina del governatore spagnolo don Alvaro de Quinones, Genovesino vedrà crescere esponenzialmente la sua fame e le commissioni ricevute.
È durante il lungo soggiorno cremonese che si concluderà con la morte del pittore nel 1656, che Marco Tanzi colloca l'esecuzione della nostra opera, abbondantemente documentata dalle fonti legate al luogo (pubblico) dove era conservata, la chiesa degli Olivetani di San Lorenzo.
Tra le tante opere dipinte dal Genovesino per questa chiesa, la tela con soggetto storico destinata all’ambito ecclesiastico non mancò di incuriosire i commentatori cremonesi del Settecento. Alcuni di loro interpretarono il quadro come il martirio di un santo, più convenzionale in un contesto religioso. Dopo la soppressione della chiesa nel 1798, si sono perse le tracce della nostra opera, ricomparsa solo recentemente. La sua identificazione e la sua contestualizzazione si devono a Marco Tanzi il quale precisa inoltre che questo grande dipinto è stato descritto dalle fonti in formato "bislungo" (allungato) e sarebbe stato riportato, in epoca ignota, al formato che oggi conosciamo.
Il soggetto è tratto dalla Storia romana di Tito Livio e raffigura Muzio Scevola davanti a Porsenna, nel momento in cui mette la mano sopra il braciere per dimostrare il suo coraggio. Questo accade durante l'assedio di Roma da parte di Porsenna, re degli Etruschi. Di notte, un romano di nome Caius Mucius Scevola era entrato nel campo avversario nel tentativo di uccidere Porsenna ma, invece del re, aveva erroneamente ucciso il suo segretario. Arrestato dalle guardie reali, Muzio Scevola tiene la mano sopra un braciere e giura davanti a Porsenna che anche se verrà giustiziato, altri romani altrettanto impavidi verranno ad ucciderlo. Di fronte a tanto coraggio, Porsenna lo libera e decide di togliere l'assedio.
Tra tutti i dipinti del Genovesino che si trovavano nella chiesa di San Lorenzo, Marco Tanzi ipotizza che il Muzio Scevola e la Strage degli Innocenti (perduta) risalgano circa al 1642 come la Decollazione di San Paolo e la Nascita della Vergine dipinti per la stessa chiesa e oggi conservati entrambi nella Pinacoteca di Cremona. Per il nostro quadro, in particolare, Tanzi colloca infatti la realizzazione intorno al 1642-1645.