next prev

Lorenzo di Giovanni di Nofri (Firenze, documentato dal 1465 - 1512)

(Firenze, documentato dal 1465 - 1512)

La Vergine in adorazione del Bambino

Tempera su tavola. 105 x 59 cm

  • PROVENIENZA
  • BIBLIOGRAFIA
  • MOSTRE
  • DESCRIZIONE

PROVENIENZA


Roma, collezione Barone Michele Lazzaroni; New York, collezione Stanley Mortimer; Sotheby Parke-Bernet, New York, 2 dicembre 1944, lotto 79; Sotheby Parke-Bernet, New York, 21 gennaio 1982, lotto 90; Lugano collezione privata; Lugano Bruno Scardeoni; Parigi, collezione privata.

BIBLIOGRAFIA


Serenella Castri, in Il Maestro di San Miniato. Lo stato degli studi, i problemi, le risposte della filologia, a cura di Gigetta Dalli Regoli, Pisa, 1988, p. 237.

DESCRIZIONE


Si tratta un “colmo da camera”, tipologia di oggetto molto in voga nel Quattrocento a Firenze, soprattutto nelle camere da letto delle case patrizie e nobiliari: un dipinto di soggetto religioso, destinato alla devozione privata del signore, di dimensioni contenute (questo ha addirittura una larghezza standard, quasi identica al “braccio” fiorentino, che era 58,4 cm.), e quasi sempre su tavola centinata. (Pons 1992, p. 226)
Nell’opera, il gruppo della Madonna col Bambino forma una cuspide interna, che cattura tutta l’attenzione e invita alla concentrazione e alla preghiera. Il paesaggio mosso, illuminato da una luce aurorale, include sulla sinistra una città chiusa da mura poderose, una Gerusalemme celeste che mostra elementi architettonici dai caratteri nordici: l’alto torrione d’accesso, quasi un “Westwerk” dal tetto aguzzo, e l’edificio sulla sinistra con gli spioventi merlati sono infatti derivati dalla pittura fiamminga, che nella seconda metà del Quattrocento, attraverso i commerci e il collezionismo anche da parte dei Medici, era ben conosciuta e molto apprezzata nell’ambiente artistico fiorentino.
Le caratteristiche dello stile determinano l’attribuzione al Maestro di San Miniato, pittore dall’identità anagrafica rimasta nascosta per quasi un secolo, e il cui catalogo si è raccolto intorno al name-piece, la tavola d’altare con la Madonna in trono tra i santi Sebastiano Giovanni Battista, Martino e Rocco nella chiesa dei Santi Jacopo e Lucia a San Miniato in Toscana. Recentemente l’artista è stato identificato con Giovanni di Lorenzo di Nofri (Bernacchioni, 1992, pp. 178-179; Eadem, 1998, pp. 37-41), allievo di Neri di Bicci dal 1465 al 1466 (Ricordanze, ed. 1976, pp. 244-245, 264, 268-269, 272), e nel 1472 già attivo in proprio, con una bottega “al canto dei Servi”, nell’angolo della piazza dirimpetto alla Basilica della Santissima Annunziata a Firenze (Bernacchioni, 1992, p. 179). Rispetto al maestro, Lorenzo di Giovanni elabora una formula espressiva più depurata, priva di orpelli e decorazioni, concentrata sui volumi delle figure e sul contorno, e nelle fisionomie guarda alle fattezze minute e dolci di Filippo Lippi e a Pesellino, specialmente nelle opere precoci. Nella sua fase matura, intorno agli anni Ottanta, trapela nel suo stile l’influenza di Verrocchio – che si manifesta con una maggiore definizione dei volumi, con chiaroscuri più accentuati – e soprattutto di Francesco Botticini, che a sua volta nel 1459 era stato attivo nella bottega di Neri di Bicci e che probabilmente aveva mantenuto forti contatti anche con Lorenzo di Giovanni (Bernacchioni 2010, pp. 89, 152-155).
Nell’Adorazione del Bambino in esame, le mani e il volto della Madonna sono rilevati plasticamente da lumeggiature delicate, che ne accentuano la struttura anatomica. Il Bambino vivacissimo e scultoreo mette le dita in bocca: un gesto ispirato da Masaccio, per esempio nel Trittico di San Giovenale (1422, Cascia di Reggello [Firenze], museo Masaccio) e nella sua Vergine in trono col Bambino e quattro angeli della National Gallery a Londra (che costituisce il pannello centrale del polittico di Pisa del 1426), e in conseguenza adottato dagli artisti fiorentini, compreso Verrocchio, che lo ripeterà in uno schizzo sul recto del foglio con Disegni di bambini al Louvre (Département des Arts Graphiques, RF2), e poi lo traduce in pittura, per esempio nell’Adorazione del Bambino (Madonna Ruskin, 1470-1475) della National Gallery di Londra.
Appunto la qualità verrocchiesca, fortemente plastica della figura del Gesù nell’Adorazione, insieme ai riferimenti fiamminghi nel paesaggio, che risente della pittura di Memling soprattutto, inducono a datare l’opera intorno al 1480, nella ricca Firenze dell’epoca di Lorenzo il Magnifico. In quel periodo l’attività delle botteghe di pittura e scultura prevedeva una produzione continua di opere per soddisfare l’emergente classe mercantile, e si avvaleva di procedimenti esecutivi che ripetevano formule apprezzate, anche attraverso il riutilizzo di cartoni e modelli. In tale ottica si spiega la fortuna di questa Adorazione, di cui esiste una versione quasi identica, per formato e composizione, che si trovava fino al 1999 nel North Carolina Museum of Art di Raleigh (Castri 1988, pp. 236-237).


Bibliografia di riferimento o citata nella scheda:

Anna Maria Bernacchioni, Tradizione e arcaismi: le forme della tradizione; pittori fra continuità e innovazioni, in Maestri e botteghe. Pittura a Firenze alla fine del Quattrocento, catalogo della mostra a cura di Mina Gregori; Antonio Paolucci; Cristina Acidini Luchinat (Firenze, Palazzo Strozzi, 16. 10. 1992- 10. 1. 1993), Cinisello Balsamo1992, pp. 171-180

Anna Maria Bernacchioni, Pale d’altare della seconda metà del Quattrocento: Committenza e recupero delle identità artistiche, in Pittura e scultura nella chiesa di San Domenico a San Miniato. Studi e restauri, a cura di Antonia D’Aniello, Ospedaletto (Pisa) 1998, pp. 37-41

Anna Maria Bernacchioni, I Ghirlandaio: una famiglia di pittori del Rinascimento tra Firenze e Scandicci, catalogo della mostra a cura di Anna Maria Bernacchioni (Scandicci, Castello dell’Acciaiolo, 21 novembre 2010 - 1 maggio 2011), Firenze 2010, pp. 89, 152-155

Anna Maria Bernacchioni, Il Maestro di San Miniato: Lorenzo di Giovanni, un pittore di Madonne del Rinascimento fiorentino, in Museo Diocesano. Lascito Schubert, a cura di Paolo Biscottini e Nadia Righi, Leguzzano (VI) 2014, pp. 41-47.

Gigetta Dalli Regoli (a cura di), Il Maestro di San Miniato. Lo stato degli studi, i problemi, le risposte della filologia, Pisa, 1988.

Neri di Bicci, Le ricordanze (10 marzo 1453 - 24 aprile 1475), ed a cura di Bruno Santi, Pisa 1976.

Nicoletta Pons, “Il tempio in casa”: immagini, allegorie, mobili "storiati"; arredi domestici e oggetti di devozione privata, in Maestri e botteghe. Pittura a Firenze alla fine del Quattrocento, catalogo della mostra a cura di Mina Gregori; Antonio Paolucci; Cristina Acidini Luchinat (Firenze, Palazzo Strozzi, 16. 10. 1992- 10. 1. 1993), Cinisello Balsamo1992, pp. 219-231.