Hans von Aachen (Cologne 1552 - Prague 1615)
(Colonia, 1552 – Praga, 1615)
Autoritratto con Donna VenustaOlio su tela, 112 x 88 cm Iscrizione sul libro di musica: "Vinum et musica laetivicant (sic) cor […]" (Il vino e la musica allietano il cuore)
- PROVENIENZA
- BIBLIOGRAFIA
- MOSTRE
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PROVENIENZA
Collezione Francis Astley-Corbett, 4o Baronetto [1859-1939], Elsham Hall, Lincolnshire, vendita Christie, Manson & Woods, Londra, 8 luglio 1927, n. 103 (come Andrea Schiavone; 44 x 34 1/2 in (111.8 cm x 87.6 cm), venduto £78.15.0 [75gns] al mercante Frank Sabin). Parigi, collezione privata; Venezia, antiquario Ettore Viancini; 1975, collezione privata.
BIBLIOGRAFIA
-- J. Jacoby, Hans von Aachen 1552-1615, Berlino 2000, pp. 10, 16-17, fig. I, 203-205, n. 61 (con la bibliografia precedente);
- B. Aikema, in T. Fusenig (a cura di), Hans von Aachen 1552-1615. Court artist in Europe, (catalogo della mostra, Aachen, Suermondt-Ludwig-Museum, 11 marzo – 1 giugno 2010; Praga, Císařská konírna, 1 luglio – 3 ottobre 2010; Vienna, Kunsthistorisches Museum, 19 ottobre 2010 – 9 gennaio 2011, pp. 85, 89, 96 e pp. 104-105, n. 6;
- B. Aikema, Hans von Aachen in Italy: A Reappraisal, in L. Konečný – Š. Vácha (a cura di), Hans von Aachen in context, (atti del convegno internazionale, Praga, 22-25 settembre 2010), Praga 2012, pp. 20-21, fig. 3;
- L. Sickel, Anthonis Santvoort. Ein niederländischer Maler, Verleger und Kunstvermittler in Rom. Mit einem Exkurs zum Testament Cornelis Corts, in E. Leuschner (a cura di), Ein privilegiertes Medium und die Bildkulturen Europas. Deutsche, französische und niederländische Kupferstecher und Graphikverleger in Rom von 1590 bis 1630, (atti del convegno internazionale alla Bibliotheca Hertziana, Roma, 10-11 novembre 2008), Monaco 2012, p. 51, fig. 13;
-T. Fusenig, Hans von Aachen, Laughter and Early Italian Genre Painting, in F. Alberti – D. H. Bodart (a cura di), Rire à la Renaissance, (atti del convegno internazionale, Parigi, Centre allemand d’histoire de l’art, 7-10 marzo 2012), Turnhout 2018, pp. 157-160, fig. 2.
MOSTRE
- Hans von Aachen 1552-1615. Court artist in Europe, Aachen, Suermondt-Ludwig-Museum, 11 marzo – 1 giugno 2010; Praga, Císařská konírna, 1 luglio – 3 ottobre 2010; Vienna, Kunsthistorisches Museum, 19 ottobre 2010 – 9 gennaio 2011.
DESCRIZIONE
L’Autoritratto con Donna Venusta di Hans von Aachen è una delle composizioni più documentate e più ammirate di questo pittore tedesco.
La sua vita fu caratterizzata da un lungo pellegrinaggio che, dalla sua città natale di Colonia, lo portò prima in Italia, poi di nuovo in Germania a Monaco di Baviera e ad Augusta e infine a Praga, dove lavorò al servizio di quel grande mecenate che fu Rodolfo II (1552-1612). Il suo soggiorno italiano iniziò attorno al 1575 e seguì un tragitto che è ben documentato: fece una prima tappa a Venezia, poi a Roma e a Firenze, prima di ritornare nel 1786-87 di nuovo a Venezia.
Nel 1604, mentre l’artista era ancora vivente, il pittore e biografo Karel Van Mander (1548-1606) scrisse delle importanti precisazioni sul nostro dipinto e sulla sua iconografia: “(…) si è anche dipinto lui stesso vicino a una donna, Donna Venusta, che suona il liuto, e lui, dietro di lei, ridente tiene una coppa”. Ben più tardi, nel XVIII secolo, il pittore e storico dell’arte Jean-Baptiste Descamps (1715-1791) insistette sull’identità del modello femminile “(…) una donna molto nota che suonava il Liuto”. Il nome di “Donna Venusta” evoca innanzitutto “una bella donna”. Lothar Sickel, in occasione di un recente studio (2012) su Anthonis Santvoort (1552-1600), un artista olandese presente a Roma e presso cui Hans von Aachen visse, ha scoperto che la cognata di Santvoort si chiamava Venusta. Era, con sua sorella Dominia, figlia del giurista Appollonio Ceccarini. Il pittore Santvoort aveva sposato Dominia nel 1582. Sickel ci informa ancora che Venusta, nata nel 1560, era già sposata nel 1576 con un certo Simone Brunelli e aveva, al momento di questo ritratto, circa 25 anni. Ciò potrebbe corrispondere con il suo aspetto fisico. Rimasta vedova in una data indefinita, si risposò nell’aprile del 1598 con un certo Giovanni Maria Vanti1.
La bottega di Santvoort era un punto di riferimento per gli artisti nordici che arrivavano a Roma e il pittore, in caso di bisogno, faceva loro da agente. Grazie a lui Hans von Aachen ottiene una commissione importante: una pala d’altare che rappresenta La Natività per la chiesa del Gesù (persa e conosciuta grazie a una incisione) e che fu trasportata dalla bottega di Santvoort alla chiesa nel 1584.
Questa scena potrebbe quindi rispecchiare un momento di allegria e musica in “casa Santvoort”. L’abito e la pettinatura di Donna Venusta non rimandano ai codici tradizionali della seduzione. L’immagine in cui la giovane donna gira il capo sorridendo verso il suo gioviale compagno suggerisce una certa complicità tra i due protagonisti. Ci troviamo dunque in presenza di un doppio ritratto, anche se i codici di rappresentazione usati evocano quelli delle “scene di genere” sia nordici che italiani.
Jacoby aveva notato quanto la nostra composizione fosse debitrice, nell’iconografia, alla pittura fiamminga. Nella sua monografia lo studioso riproduce un dipinto anonimo del Rijksmuseum het Catharijneconvent di Utrecht – datato verso il 1530-1540 – affine al nostro doppio ritratto anche per la necessità di dare alla scena un significato morale.2
Altri fiamminghi, soprattutto quelli che avevano compiuto il viaggio in Italia e a Roma, come ad esempio Frans Floris (1516/1520-1570), hanno probabilmente influenzato von Aachen con i loro dipinti a doppio ritratto. Thomas Fusenig (2018) nota giustamente che l’iconografia della suonatrice di liuto a mezzo busto ha spesso la doppia valenza sia di ritratto che di allegoria musicale e, la sua fortuna iconografica, ci è familiare soprattutto grazie a Caravaggio (1571-1610). Fra i precedenti che von Aachen ha potuto vedere a Venezia, Bernard Aikema cita le opere di Bartolomeo Veneto (c. 1470-1555), Giovanni Cariani (c. 1487-1547), Bernardino Licinio (c. 1490-c.1550) e, naturalmente, Simone Peterzano (c. 1535-1599), il maestro lombardo di Caravaggio3.
Vino, ebbrezza e musica sono gli elementi tipici di un genere di pittura immorale ed è senza dubbio per questo motivo che l’artista sentì la necessità di aggiungere una dimensione morale alla composizione, trascrivendo la prima parte di una frase tratta dalle Ecclesiastiche (Siracide, 40:20). “Vinum et musica laetificant cor” (Il vino e la musica allietano il cuore), frase che continua dicendo “Et super utraque dilectio sapientiae” (ma più che l’uno o l’altra è l’amore per la saggezza). La scritta è posta al contrario rispetto al verso del foglio per facilitarne la lettura allo spettatore e permettergli così una immediata comprensione. Senza questa citazione moralizzante, l’iconografia in cui l’artista è raffigurato mentre canta e beve, con la coppa del vino e il grappolo d’uva in primo piano – immagine che evoca il Bacco dell’Antichità – potrebbe passare per una scena di genere più dissoluta, ma, grazie al riferimento alle Ecclesiastiche, l’insieme diventa un passatempo onesto.
Numerosi studiosi hanno riconosciuto l’influenza della nostra composizione sull’Autoritratto con Saskiade (Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister) di Rembrandt (1606/07-1669), dove l’artista, anche in quel caso, leva un calice di vino.
Che il volto ilare di quest’uomo, che canta e batte il ritmo con l’indice, sia un autoritratto di von Aachen è attestato dall’esistenza di altri autoritratti noti dell’artista che ride e in cui è rappresentato o solo (Cologna, Wallraf-Richartz-Museum) oppure in compagnia di un altro personaggio (Doppio autoritratto, Kroměříž, Arcibiskupský zámek a zahrady; Coppia ridente con una borsa di monete, Vienna, Kunsthistorisches Museum). Hans Van Aachen, fin dall’inizio della sua carriera, ha aggiunto una componente “comica” ai suoi autoritratti restituendoci un’immagine di se stesso che ride allegramente.
Probabilmente ricorreva a ciò sia per mostrarci il suo talento che per utilizzare questa immagine come un biglietto da visita per i suoi potenziali committenti. Contribuì inoltre così allo sviluppo di una “pittura di genere” che attingeva a quella detta “comica”, iconografia particolarmente sviluppata nell’Italia del Nord nel XVI secolo sotto l’impulso del pittore e teorico Gian Paolo Lomazzo (1538-1600).
Continuerà a lavorare alla tematica sviluppata nella nostra composizione fino alla fine della sua vita, come ne testimonia il disegno recto-verso su questo soggetto del Museo di Cologna (Wallraf-Richartz-Museum e Fondation Corboud, Kupferstichkabinett), datato 16134. Tale opera testimonia inoltre lo stile completamente diverso di questo periodo della sua carriera, conforme a quello della Scuola di Praga.
Il nostro dipinto, così noto ai suoi tempi, ha avuto a lungo una collocazione ignota agli studiosi ma era conosciuta tramite una fotografia in bianco e nero proveniente dalla vendita del 1927 (documentazione del Courtauld Institute of Art, Londra). Fu riscoperto nel 1995 da Eliška Fučíková in una collezione privata5. Nel frattempo, nel 1979, Rüdiger an der Heiden, aveva già messo in rapporto la nostra composizione (in quella data ancora di collocazione ignota) con un disegno – più retrospettivo che preparatorio (collezione privata) – che presenta però la nostra coppia a figura intera 6. Quel disegno ha il pregio di essere firmato e datato « 7 Septe. Ro.[ma] Hans von achen a° 158 [l’ultima cifra non è leggibile] », secondo Fučiková potrebbe essere un «4». Jacoby è incline a collocare il dipinto fra il 1580-1585, vicino al suo arrivo a Roma.
Nel 2000, il dipinto fu pubblicato nella bibliografia di Joachim Jacoby e venne poi esposto alla mostra dedicata a von Aachen nel 2010-2011 a Aachen, Praga e Vienna.
Dal punto di vista stilistico il dipinto presenta delle caratteristiche proprie all’artista. In particolare, i tocchi di luce vibranti e corposi, applicati con spesse pennellate sui mezzi toni, danno vigore ai nostri due personaggi che sono collocati in uno spazio indefinito e scuro. L’astrazione dello sfondo da risalto al raffinato costume verde e dorato di Donna Venusta.
La qualità vellutata della pelle, le tonalità calde degli incarnati e la resa delle fisionomie, mostrano gli influssi della pittura veneta del XVI secolo, che suggestionò van Aachen durante il suo primo soggiorno nella Serenissima.
Con questa composizione, Hans von Aachen, fa evolvere “la pittura comica” verso la “pittura di genere” prima dell’arrivo di Caravaggio a Roma nel 1596. È questa l’opera di un precursore. Nell’ultima parte della sua vita, quando metterà il suo pennello a servizio di Rodolfo II, muterà questo stile in un linguaggio più manierista e languido, proprio della Scuola di Praga, scuola che contribuì a fondare.
Von Aachen si formò a Colonia presso un pittore fiammingo che lo iniziò all’arte del ritratto. Fu in Italia che completò la sua formazione studiando i grandi maestri italiani e sarà grazie ai suoi ritratti – quello dello scultore Giambologna o di Francesco I de’ Medici – e ai suoi autoritratti, che diventerà celebre.
A partire dal 1587 tornò in Germania. Si recò nel Ducato di Monaco di Baviera per eseguire varie commissioni da parte dei Gesuiti per la chiesa di Saint-Michel e alla corte dei Wittelsbach per Guglielmo V e, nella città di Augusta, dove lavorò per i Fugger. Entrò a servizio di Rodolfo II nel 1592 e soggiornò al Castello di Praga dove, la sua produzione molto varia, si allineò all’eleganza e al carattere raffinato della scuola di Praga.
Note:
1 - L. Sickel, Anthonis Santvoort. Ein niederländischer Maler, Verleger und Kunstvermittler in Rom. Mit einem Exkurs zum Testament Cornelis Corts, in E. Leuschner (a cura di), Ein privilegiertes Medium und die Bildkulturen Europas. Deutsche, französische und niederländische Kupferstecher und Graphikverleger in Rom von 1590 bis 1630, (atti del convegno internazionale alla Bibliotheca Hertziana, Roma, 10-11 novembre 2008), Monaco 2012, p. 51, fig. 13. Ringraziamo calorosamente il Dr. Sickel per tutte le precisazioni che ci ha dato.
2 - J. Jacoby, Hans von Aachen 1552-1615, Berlino 2000, p. 10, fig. 3.
3 - B. Aikema, in T. Fusenig (a cura di), Hans von Aachen 1552-1615. Court artist in Europe, catalogo dell’esposizione, Aachen, Suermondt-Ludwig-Museum, 11 marzo – 1 giugno 2010; Praga, Císařská konírna, 1 luglio – 3 ottobre 2010; Vienna, Kunsthistorisches Museum, 19 ottobre 2010 – 9 gennaio 2011, p. 104-105, n. 6.
4 - Vedi B. Aikema, Ibidem supra, 2010-2011, pp. 254-255, n. 107.
5 - E. Fučíková, New Rudolfine Paintings in Prague collections, in “Bulletin of the National Gallery in Prague”, V-VI (1995-1996), pp. 38-39, 44 nota 21-22. Una copia d’atelier della nostra composizione è passata in asta recentemente Christie’s, Londra, 6 luglio 2018, n. 142. Joachim Jacoby che ringraziamo, ci ha segnalato che un’altra copia era stata presentata da Sotheby’s, New York, 24 gennaio 2008, n. 273.
6 - R. an der Heiden, Eine Zeichnung Hans von Aachens: Selbstbildnis mit Donna Venusta, in Weltkunst, 49 (1979), pp. 452-453.