Denys Calvaert
(Anvers ?, c. 1540 – Bologne, 1619)
Lo sposalizio mistico di Santa CaterinaOlio su rame, 50 x 36 cm
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PROVENIENZA
Francia, collezione privata
BIBLIOGRAFIA
Inedito
DESCRIZIONE
Questo grande rame, recentemente riapparso, rappresenta Lo sposalizio mistico di Santa Caterina, figlia del Re di Alessandria d’Egitto, come si intuisce dalla corona. La sua storia, già presente nella tradizione medioevale, ebbe grande diffusione nel XV secolo e fu pubblicata per la prima volta nell'edizione inglese della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Inginocchiata sul primo gradino del trono della Vergine, Caterina riceve l’anello mistico dal piccolo Gesù mentre, alle sue spalle, un angelo sorregge la palma del martirio, allusione al futuro supplizio causato dalla sua segreta conversione al Cristianesimo. A sinistra Santa Elisabetta e San Giovanni Battista, enfatizzano l’evento invitando, attraverso i loro gesti e lo sguardo del bambino rivolto verso lo spettatore, a partecipare al matrimonio mistico. San Giuseppe, seminascosto nella penombra dietro al trono, osserva la scena con atteggiamento meditativo. Il senso del decoro è segnato dall'esotismo: la principessa alessandrina è riccamente adornata con la sua corona tempestata di pietre preziose e la sua veste ammantata da uno splendido manto giallo. Sullo sfondo, una fuga prospettica su un paesaggio montuoso dilata lo spazio mentre, in primo piano, esili piante fiorite suggeriscono che l’evento si sta svolgendo all'aperto. Un baldacchino verde bordato d’oro completa la magnificenza di questa scena tratta dalla Legenda Aurea.
Attribuita a Calvaert da Daniele Benati, seguito da Alberto Crispo e Angelo Mazza, quest’opera, dalla composizione piramidale sapientemente costruita, si distingue per i colori brillanti e luminosi che sono impreziositi dal supporto in rame. Per le sue dimensioni contenute il dipinto è stato sicuramente eseguito per un committente privato. Una tela con lo stesso soggetto, ma di grandi dimensioni e conservata in collezione privata1, ci ricorda come Denys Calvaert fosse anche molto abile nel realizzare pale d’altare2. Tuttavia, l'atmosfera generale differisce tra un dipinto e l'altro. Immerso nella penombra, il nostro rame ci coinvolge nella scena molto più intimamente rispetto al lavoro su larga scala, concepito per un pubblico più ampio e giocato su tonalità chiare e fredde. La grazia che emana da questo rame è accentuata dall’idea di aver posto un angelo che dall’alto riversa sul gruppo divino una cascata di fiori che echeggia la vegetazione in primo piano.
Nel suo testo sulla pala d’altare del Calvaert, Jurgen Winkelmann, basandosi su un confronto con una tela di Annibale Carracci, La Vergine col Bambino in trono con San Matteo (1588, già a Reggio Emilia e ora a Dresda), propone una realizzazione nell’ultimo decennio del XVI secolo, datazione che possiamo suggerire anche per il nostro rame.
Il fiammingo Denys Calvaert, arrivato giovanissimo in Italia per perfezionare la sua formazione, rimase per tutta la vita fedele al manierismo del XVI secolo e accordò sempre al disegno un’attenzione particolare. Fu più sensibile all’arte di Correggio (1489?-1534) che a quella dei Carracci. Partito dalle fiandre per raggiungere Roma, si fermò a Bologna dove frequentò prima la bottega di Prospero Fontana (1512-1597) e poi quella di Lorenzo Sabatini (1530-1576). Con quest’ultimo collaborò per la realizzazione della Sacra Famiglia con l’arcangelo San Michele (Bologna, San Giacomo Maggiore) e dell’Assunzione (Bologna, Pinacoteca Nazionale). L’Allegoria della Vigilanza (1568; Bologna, Pinacoteca Nazionale) è la prima opera firmata dell’artista. Nel 1572 partì per Roma con Sabatini per lavorare, sotto la sua guida, agli affreschi della Sala Regia in Vaticano. Qui entrò in contatto con le opere dei grandi maestri del Rinascimento, Michelangelo, Raffaello, Sebastiano del Piombo: una vera e propria immersione nella più pura tradizione dell'arte italiana. Ciò gli fu molto utile poiché, al suo ritorno a Bologna intorno al 1575, aprì una scuola di pittura che fu molto frequentata. Infatti, la nuova generazione dei grandi pittori bolognesi – Guido Reni (1575-1642), Domenichino (1581-1641) e Albani (1578-1660) – iniziò a dipingere qui, prima di proseguire la formazione presso la più innovativa Accademia dei Carracci.
Note:
1 - Per la riproduzione vedi J. Winkelmann, in Arte emiliana dalle raccolte storiche al nuovo collezionismo, a cura di G. Manni – E. Negro – M. Pirondini, Modena, 1989,
pp. 54-55, n. 33 (160 x 140 cm. Collezione privata).
2 - S. Twiehaus, Dionisio Calvaert (um 1540-1619). Die Altarwerke, Berlino, 2002.