Francesco Hayez (Venice, 1791 - Milan, 1882)
(Venezia, 1791 - Milano, 1882)
Doge Marino Falier accusing Michele Steno of responsibility for the inscription insulting him and the DogaressaOil on canvas, 122 x 170 cm, 1844
- PROVENIENZA
- BIBLIOGRAFIA
- MOSTRE
- DESCRIZIONE
PROVENIENZA
Dal 1844 al 1874: Milano,collezione del committente Enrico Taccioli (1815-1874); dal 1874, probabilmente per via ereditaria alle figlie Giulia e/o Margherita Taccioli (entrambe sposate Litta Modignani.)Almeno dal 1934 nella collezione di Ferdinando Pozzani (1896-1962); per via ereditaria alla vedova Emma Pozzani Quaroni; dal 1984 Parigi, collezione privata.
BIBLIOGRAFIA
Bibliografia:
- Pietro Estense Selvatico, La pubblica esposizione di Belle Arti in Milano nel 1844, in Rivista Europea, vol. 2, Milano, 1844, pp. 479-480;
- Luigi Toccagni, Il Doge Marin Faliero convince il giovine Steno esser egli l’autore dello scritto che offendeva il Doge e la Dogaressa, in Esposizione di Belle Arti in Milano ed altre città d’Italia, Milano, 1844, pp. 91-99;
- Le mie memorie dettate da Francesco Hayez, Milano, 1890, p. 279;
- Giorgio Nicodemi, Francesco Hayez, in Rivista mensile del Comune, fascicolo 7, Milano, 1934, p. 342 (come in “Coll. del Gr. Uff. Fernando Pozzani di Milano”);
- Carlo Castellaneta and Sergio Coradeschi, L’Opera completa di Hayez, Milano, 1971, p. 101, no. 243a;
- Fernando Mazzocca, Invito a Francesco Hayez, Milano, 1982, p. 134;
- Fernando Mazzocca, Francesco Hayez. Catalogo ragionato, Milano, 1994, p. 282, no. 264 (with earlier literature);
- Fernando Mazzocca, l genio democratico’ di Hayez. Un grande pittore italiano interprete delle speranze e delle delusioni del Romanticismo, in Francesco Hayez, exh. cat. (Milano, Gallerie d’Italia, 7 novembre 2015 - 21 febbraio 2016), ed. by Fernando Mazzocca, p. 32, fig. 13;
- Elena Lissoni, in Francesco Hayez, exh. cat. (Milan, Gallerie d’Italia, 7 novembre 2015 - 21 febbraio 2016), ed. by Fernando Mazzocca, p. 308, under no. 100.
MOSTRE
1844, Milano, Brera, Esposizione di Belle Arti, p. 4, no. 4;
1859, Milano, Brera, Esposizione di Belle Arti, p. 15, no. 24;
1934, Milano, Dipinti di Francesco Hayez, ed. G. Nicodemi, p. 50, no. 51.
DESCRIZIONE
SONO DUE I DIPINTI DEL VENEZIANO FRANCESCO HAYEZ ISPIRATI ALLA VITA DEL DOGE Marino Faliero (1274-1355), personaggio che ha, nel corso del XIX secolo, una grande fortuna letteraria. Nel 1820 è pubblicata la tragedia teatrale Marino Faliero, Doge of Venice di Lord Byron (1788-1824). Quando, nel 1834 Gioacchino Rossini (1792-1868), allora direttore “de la musique et de la scène” al Théâtre des Italiens di Parigi, invita Gaetano Donizetti (1797-1848) a comporre un’opera per quel teatro, il compositore bergamasco Donizetti, probabilmente influenzato da Byron, sceglie come soggetto proprio il Marin Faliero (con libretto di Emanuele Bidèra). La tragedia lirica in tre atti è rappresentata per la prima volta nel 1835 a Parigi dove è accolta con grande successo e giunge due anni più tardi alla Scala dove è messa in scena una prima volta nel 1837 e ripetuta negli anni successivi.
Tratta da Vita dei Dogi di Marin Sanudo il Giovane (1466-1536), la storia del Doge Faliero deve la sua fama in quegli anni anche al gusto troubadour dell’epoca. La vita del Doge è particolarmente tragica: muore decapitato per aver ordito un colpo di Stato ai danni delle istituzioni della Serenissima. L’esecuzione, avvenuta sulla scalinata di Palazzo Ducale, è rappresentata anche da Eugène Delacroix (1798-1863) nel 1826 in una tela oggi conservata alla Wallace Collection di Londra.
Nel nostro dipinto, Hayez sceglie di rappresentare un altro episodio, non meno tragico, della vita di Marino Faliero. Il vecchio doge, riccamente vestito, è trattenuto dalla giovane moglie mentre indica a Michele Steno i versi insultanti scritti sullo schienale del trono dogale: «Marin Faliero dalla bella mojer / altro la goda e lui la mantien» [1]. Il giovane Steno, futuro doge, sarà processato dal Tribunale della Serenissima e condannato a un mese di carcere.
Il gruppo di personaggi sembra muoversi come su un palcoscenico e la ricchezza dei costumi e dei loro colori partecipa a dare questa impressione. Come fa notare Elena Lissoni nel catalogo della mostra Hayez (2015-2016) questo dipinto è accolto con univoco entusiasmo e specialmente dal critico d’arte Pietro Estense Selvatico (1803-1880). Selvatico confessa che, alla vista del quadro, si era sentito
commosso come davanti a una «commovente scena dell’unico Modena»1 ovvero uno dei più grandi interpreti del repertorio teatrale romantico. Nel 1867, a oltre 20 anni di distanza dalla realizzazione del nostro dipinto, il pittore ormai anziano dipinse una seconda volta il doge Faliero rappresentato questa volta alla fine del suo governo e della sua vita (Gli ultimi momenti del doge Marin Faliero sulla scala detta del piombo, Milano, Pinacoteca di Brera).
Note:
[1] - Pietro Estense Selvatico 1844, p. 479.